sabato 17 dicembre 2011

Elvis Presley - Love Me Tender







(Questa canzone di Presley era prima nella settimana in cui son nato io).


Come lo so? Vedi qui:


1)Cerca nella pagina http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_number-one_hits_(United_States) qual era il singolo primo in classifica nella settimana in cui sei nato
2) Cerca la canzone su you tube.

mercoledì 14 dicembre 2011

eccesso di raffinatezza












Ma è pur vero che tali qualità segrete non saltavano agli occhi e che, a forza di sfumature e di sottigliezze, il mio fascino poteva risultare incolore e il mio umorismo insipido, tanto l'eccesso di raffinatezza finisce per confinare con l'insulsaggine.




(Jean-Philippe Toussaint, La verità su Marie, Barbès Editore 2011, pag.154)

martedì 6 dicembre 2011

Fuori dal mondo












Un provetto mobiliere di Mari-Saal (un popolare luogo di pellegrinaggio della Carinzia), il quale, avendo conosciuto un compositore in origine assai dotato e da noi stessi definito per molti anni un genio senza uguali, ha scoperto per suo tramite la letteratura e ha scritto poesie e piccole commedie le quali però, a detta di coloro che hanno avuto per le mani queste poesie e piccole commedie, sarebbero effettivamente le une illeggibili, le altre irrapresentabili per la buona ragione che nessuno le aveva capite, nel giorno del suo ventiduesimo compleanno, disperato per tanta incomprensione, si è gettato nel Langsee ed è annegato. Il giornale che dopo il ritrovamento della salma pubblicò un trafiletto sul povero incompreso sottolineava soprattutto il fatto che era un individuo fuori dal mondo.




(Thomas Bernhard, L'imitatore di voci, Adelphi 1987, pag.60)

giovedì 1 dicembre 2011

da lontano?













L'indomani David Barber arrivò su una famigliare tutta scassata che sapeva di cane bagnato da lontano.

(Alessandro Baricco, Mr.Gwyn, Feltrinelli 2011, pag.46)

sabato 26 novembre 2011

Paolo Nori - La vergogna delle Scarpe Nuove

Paolo Nori Daniil Charms Storie brevi Palazzina Liberty di Milano

david sylvian -- blackwater

la Nasa

La Nasa
cerca la vita su Marte.
Su suggerimento della Morte.

Carmelo Bene - Amleto da Shakespeare e Laforgue

Da Scrittori per un anno Rai educational Paolo Nori

Il mestiere dello scrittore - Paolo Nori
Se fai lo scrittore la gente a volte ti chiede come va il mondo, e la cosa stupefacente è il fatto che tu gli rispondi, come se tu sapessi come va il mondo.

Non sapevo dove sbattere la testa - Paolo Nori
Mi ricordo di una risposta che diede Malerba a degli studenti che gli chiedevano: perché scrivi? Malerba aveva risposto: scrivo per capire quello che penso.

Di cosa parla un romanzo? - Paolo Nori
Per una ragione incomprensibile buona parte della critica letteraria tende a privilegiare in un'opera letteraria il significato.

Leggere in pubblico - Paolo Nori
A me piace molto leggere in pubblico, perché ho come l'impressione che una lettura sia più eloquente di tutti i discorsi che potrei fare sulla letteratura.

Racconti e romanzi - Paolo Nori
Sembra che la differenza tra racconto e romanzo sia una differenza di lunghezza. In realtà probabilmente è proprio la struttura che è diversa.

Una lingua concreta - Paolo Nori
La lingua che io sentivo intorno a casa mia, nei bar, nelle strade, prima non poteva entrare nei libri perché erano i libri di uno che aveva studiato. Poi improvvisamente quella barriera è caduta.

Per i morti di Reggio Emilia - Paolo Nori
Nel libro ho cercato di rispondere a questa domanda: cos'è successo veramente il 7 luglio del 1960 nella Piazza dei Teatri a Reggio Emilia?

La letteratura vivificante - Paolo Nori
Quello che mi sembra renda la letteratura diversa da tutte le altre arti, è che uno mentre legge un libro non è fuori dal mondo, ma è ancor più dentro nel mondo.

I paragoni di Gogol - Paolo Nori
Traducendo Gogol mi sono accorto che il secondo termine di paragone, che è quello irreale, è più reale del primo. Escono dal libro delle immagini che sono indimenticabili.

Daniil Charms e la ripetizione - Paolo Nori
Prima di leggere Charms, non pensavo che certa roba, che nella mia vita esisteva, potesse diventare materia letteraria.

Velimir Chlebnikov, poeta e matematico - Paolo Nori
Alcune poesie di Klebnikov sono poco comprensibili, lui era anche un matematico e spesso mette nelle sue poesie simboli matematici. Però c'è una buona parte delle sue poesie che sono semplici.

venerdì 25 novembre 2011

La stima

Quando stai zitto, percepisci subito attorno a te, come un coro felice d'approvazione.

giovedì 24 novembre 2011

CocoRosie "Noah's Ark"

vito riviello in redazione [videor 01]

il punto in piedi

Piero Ciampi - Adius

Gatti... non parole











Era rimasto esterrefatto alla vista di quel gattino, si era intenerito, aveva portato subito del latte, e mentre intanto il gattino se lo buttava giù con gusto, e dopo che si era ben nutrito, mio marito gli aveva preparato la cassetta, aveva portato poi una vecchia bacinella e della sabbia da metterci dentro, e quella sera non era andato giù da nessuna parte, era rimaso tutto il tempo seduto a guardare il gattino, lo accarezzava, gli porgeva il dito, sollevava quel micino e se lo stringeva al viso con tenerezza sostenendo che un gattino come quello cancella via ogni pena e ogni malinconia, che un gattino come quello è capace di grandi sentimenti.


(op. cit. pag. 29)

mercoledì 23 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

david sylvian - darkest dreaming

Hrabal, un incipit












E a mio marito la copia staffetta del suo primo libricino non ne voleva sapere proprio di arrivare, lui ormai non beveva neanche più, di notte però continuava a urlare che si sarebbe buttato giù dalla finestra, che si sarebbe fatto investire da un treno, e così l'indomani, siccome avevo la giornata libera, avevo indossato il mio vestitino delle grandi occasioni, mi ero infilata le scarpette rosse coi tacchi alti, avevo preso l'ombrellino e me n'ero partita alla volta della casa editrice.



(Bohumil Hrabal, Spazi vuoti, Einaudi 2010)

domenica 20 novembre 2011

sabato 19 novembre 2011

Arminio, il paesologo











L'insegna di un negozio a Bella: Scarpe Diem.

I tetti di Tolve sembrano un campo arato.

Quando andai la prima volta a Potenza mi sembrava di girare nelle mie tasche. In via Pretoria un po' di sfaccendati facevano le vasche.






(Franco Arminio, Terracarne, Strade blu Mondadori 2011, pag.38)

giovedì 17 novembre 2011

Ma lo dico lo stesso

Solo per dire che non c'ho niente da dire, oggi.

venerdì 11 novembre 2011

da La poesia e lo spirito sempre Gavin Bryars su Jesus Blood Never Failed Me Yet

Il sangue di Gesù non mi ha mai tradito (Jesus’ Blood Never Failed Me Yet)
Pubblicato da roberto plevano su settembre 28, 2008

di Gavin Bryars

Nel 1971 mentre vivevo a Londra, stavo lavorando con un amico, Alan Power, intorno a un film sulla gente che viveva sulla strada nella zona attorno a Elephant and Castle e la stazione Waterloo. Quando erano ripresi, alcuni si mettevano a cantare canzoni da ubriachi – qualche volta pezzi di opere, qualche volta ballate sentimentali – e uno di loro, uno che in realtà non beveva, cantò una canzone religiosa, “Jesus’ Blood Never Failed Me Yet”. Questo pezzo alla fine non fu usato nel film e tutte le parti inutilizzate del nastro mi furono consegnate, compresa questa.

Quando la suonai a casa, scoprii che il canto di quell’uomo era in tono col mio piano, e improvvisai un breve acccompagnamento. Notai anche che la prima sezione della canzone – 13 battute in lunghezza – formava un efficace loop che si ripeteva in modo sottilmente imprevedibile. Portai il nastro a Leicester, dove lavoravo nella Facoltà di Belle Arti, e copiai il loop in una bobina continua, pensando di aggiungerci magari un accompagnamento orchestrale. La porta della sala di registrazione dava su una dei grandi laboratori di pittura e lasciai il nastro a copiare con la porta aperta mentre uscivo per un caffè. Tornando trovai la sala, che normalmente è molto animata, calma in modo innaturale. La gente si muoveva molto più lentamente del solito e alcuni stavano seduti da soli, piangevano in silenzio.

Mi stupii, e poi mi accorsi che il nastro stava ancora suonando, e che tutti si erano commossi a sentire quell’uomo cantare. Questo mi convinse del potere emotivo della musica e delle possibilità aperte con l’aggiunta di un semplice, anche se gradualmente in crescendo, accompagnamento orchestrale che rispetti la nobiltà e la fede semplice del vagabondo. Sebbene sia morto prima di poter ascoltare quello che avevo composto con il suo canto, il pezzo rimane un’eloquente, anche se contenuta, testimonianza del suo spirito e del suo ottimismo.

Il pezzo fu inciso in origine per la Obscure label di Brian Eno nel 1975, e per Point Records nel 1993 in una versione profondamente rivista ed estesa. La versione fatta dal mio gruppo fu composta per l’occasione nel 1993 nell’ultima incisione.

Luca Sofri su Jesus Blood Never Failed Me Yet

Il natale del barbone
Luca Sofri


A Natale, mi chiamano i parenti. Ogni anno. Che c'è di strano, direte voi. È che non mi fanno gli auguri. Si dimenticano. Mi hanno chiamato solo per un motivo. Sanno che scrivo di musica e hanno un sacco di regali da fare. Mi consigli dei cd da regalare?, dicono. Se esito, se mi diffondo in alternative, si seccano. Vogliono andare a colpo sicuro, entrare nel negozio con un foglietto e i nomi. Quest'anno mi sono preparato. Dirò "Is a woman" dei Lambchop ai più anziani, e "Unplugged" di Lauryn Hill ai più giovani. Risolto. Ma non è di questo che volevo parlare. Volevo parlare del fatto che qualche volta, dopo Natale, qualcuno mi chiama per ringraziare. Un ottimo consiglio, dicono, è stato molto apprezzato. Bene: nove anni fa mi richiamarono tutti. Tutti: mia madre, le mie tre zie, mio fratello, mia cugina, la mia matrigna, quattro amici, il mio ex professore di storia dell'arte. Un successone. Che avevo fatto? Gli avevo raccontato una storia.

La storia è questa. Gavin Bryars è un musicista contemporaneo non facile da etichettare. Nei negozi ­ quando ce l'hanno ­ lo mettono a volte nel reparto classica, a volte in quello jazz, a volte nelle colonne sonore, a volte dove capita. Ha fatto musiche per opere teatrali, per film, per programmi tv, opere classiche a se stanti, progetti d'avanguardia. Una volta stava girando per Londra con un registratore in cerca di suoni per un programma della BBC. Si imbattè in un barbone forse ubriaco che trascinava ripetitivamente tra i pochi denti una canzoncina. Non era proprio una canzoncina. Una specie di canto religioso: diceva "Il sangue di Gesù non mi ha mai tradito finora", e lo ridiceva, e lo ridiceva. Bryars si portò a casa il suo nastro e lo tenne lì. Ogni tanto lo riascoltava e ci pensava su.
"Jesus blood never failed me yet" fu pubblicato nel 1993. Dura settantatrè minuti. Per settantatrè minuti si ripete circa centocinquanta volte la stessa strofa sottratta quella notte alla voce del barbone londinese, campionata e ripetuta per tutta l'opera e accompagnata da un arrangiamento orchestrale sempre più denso, che parte da pochi archi e si arricchisce man mano di altri strumenti, cori, e infine una seconda voce solista che chiude la composizione sottobraccio al barbone. Una voce straordinaria, e la più associabile a quella di un barbone ubriaco, avrà pensato Bryars prima di telefonare a Tom Waits. Il disco è straordinario, unico, notturno, struggente. E natalizio.

Quando spiego loro di cosa è fatto, i parenti sorridono. Diffidano. Sai che noia, vorrebbero dire. Come voi adesso. Non hai niente di più normale? Poi lo ascoltano, e sorridono ancora. Alcuni fingono di addormentarsi, per prendermi in giro. Dopo lo riascoltano, e ancora. Poi, una sera che mi hanno invitato a cena, glielo trovo accanto allo stereo. Mi affaccio alla cucina dove il padrone di casa sta lavorando con un mestolo e una pentola, e il grembiule attorno alla vita, e glielo sventolo davanti agli occhi. Sorridono ancora. L'hanno comprato; dopo lunghe ricerche, perché non è facile da trovare.

Jesus Blood Never Failed Me Yet Piano Tom Waits singer

Gavin Bryars (feat. Tom Waits) - Jesus' Blood Never Failed Me Yet (Part 5)

giovedì 10 novembre 2011

lunedì 7 novembre 2011

Ancora Cechov










Soltanto gli imbecilli e i ciarlatani sanno e comprendono tutto.


(op.cit. pag.82)

domenica 6 novembre 2011

Oggi, a casa mia

Quando piove, passeggio per casa.

(Marco Santoro, scultore, pittore, oggi alle 19.03 a casa mia)

E' noto












E' noto che la gente cupa, i melanconici, scrivono sempre cose allegre, mentre la gente gaia con i suoi scritti suscita malinconia.


Anton Cechov, Senza trama e senza finale, 99 consigli di scrittura, minimun fax 2002, pag.33)

sabato 5 novembre 2011

Leonardo D'Aria, Via Ciccotti, 10, EdiViMa 2009

Non son figlio
di Gesù
non son figlio
di Maria
ma...
di chi cazz'
so' figlio?




E' diventato
anziano
il mio anno
di nascita.





Spesso
la paura mi consiglia di
tornare indietro.
Quanto mi sento di fottere!

Ancora Roger McGough

40 - LOVE

coppia - di
mezza - età
gioca - a
ten - nis
quando - la
partita - è
finita - e
vanno - a
casa - la
rete - è
sem - pre
lì - fra
lo - ro






(Roger McGough, Eclissi quotidiane, Medusa 2004, pag.89)

domenica 30 ottobre 2011

Oggi, 30 ottobre 2011, domenica.

Da oggi è ufficiale. In Italia, anche l'ora, è illegale.

giovedì 27 ottobre 2011

Un Record

Un mio romanzo, anni fa, è stato rifiutato (anche) da un editore per una sua collana. La collana si chiamava LdM: Libri di Merda.

Fumo













"Se non fumo, non posso scrivere. Non mi riesce, comincio ma non riesco ad andare avanti" si dice di solito, e anch'io lo dicevo. Che significa ciò? Significa o che non hai niente di cui scrivere, oppure che quello che tu vorresti scrivere subito, non è ancora giunto a maturazione nella tua consapevolezza, e sta soltanto cominciando a prender forma, e quel critico che vive in te e ti valuta, non essendo drogato dal tabacco, ti sta dicendo che appunto così stanno le cose.

(Lev Tolstòj, Perché la gente si droga?, Oscar Mondadori 2008, pag.20)

mercoledì 26 ottobre 2011

Le orecchie in scatola di Roger McGough












Aspetto in corridoio
che mi tiri le orecchie.
Sono nervoso perché il Prof. O'Hanlon
è un orco che mantiene la parola.

Per venti minuti
lascio che la mia fantasia
si sbizzarisca da sola.
Ho troppa paura per seguirla.

Userà quel coltello con la croce svizzera
per cavarmele con un taglio netto? Le morsicherà?
Le toglierà seguendo la linea tratteggiata?
Le strapperà di colpo come cerotti vecchi?

In risposta all'incitamento della folla
solleverà la mia testa al cielo
come fosse la Coppa dei Campioni
e tirerà i manici? Aahhiiii...

E poi la scatola. Di cartone?
Forse una vecchia scatola di sigari? O un paio?
Bare singole di pino verniciato.
S e D. "Passate a miglior vita".

Adesso sono impaziente, ho voglia di cavarmi
il dente. Suonano le quattro.
Con le mani dove di-solito-c'erano-le-mie-orecchie, passo
sotto le forche caudine dei ragazzi che mi prendono in giro.

Alle sei la mamma torna a casa stanca
dopo una dura giornata alla fabbrica di pangrattato.
Le dò la scatola. L'apre
e urla qualcosa. Le dico:

"Come?"




(Roger McGough, Eclissi quotidiane, Medusa 2004, Traduzione e cura di Franco Nasi, pag. 21)

martedì 25 ottobre 2011

Ja












Un anarchico è soltanto uno che pratica l'anarchia, le avevo detto nel bosco di larici, ora lei me lo fece ricordare di nuovo. L'anarchia è tutto in una testa dotata di spirito, disse, ripetendo soltando un’altra delle mie citazioni. La società, non importa quale società, deve sempre essere rivoluzionata e soppressa, disse, e di nuovo quello che aveva detto era una mia asserzione.


(Thomas Bernhard, Ja, Guanda 2003, pag.101)

caldo/freddo












Un moscone ronza
sbattendo contro le pareti
e contro i vetri.

Per strada
quelli che si lamentavano del freddo
ora si lamentano del caldo.

Io
da un po' di tempo me ne sto zitto
ascolto e annuisco
pensando ai fatti miei.


pz 4.7.1988


(I Canti di Onan, Ed. Ermes 1999, pag.17)

sabato 22 ottobre 2011

Henri Salvador: Jardin d'hiver





Jardin d’hiver – Henri Salvador

Je voudrais du soleil vert
Des dentelles et des théières
Des photos de bord de mer
Dans mon jardin d’hiver

Je voudrais de la lumière
Comme en Nouvelle Angleterre
Je veux changer d’atmosphère
Dans mon jardin d’hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n’en peux plus de l’attendre
Les années passent
Qu’il est loin l’âge tendre
Nul ne peut nous entendre

Je voudrais du Fred Astaire
Revoir un Latécoère
Je voudrais toujours te plaire
Dans mon jardin d’hiver

Je veux déjeuner par terre
Comme au long des golfes clairs
T’embrasser les yeux ouverts
Dans mon jardin d’hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n’en peux plus de l’attendre
Les années passent
Qu’il est loin l’âge tendre
Nul ne peut nous entendre

(trad.) Giardino d’inverno

Vorrei del sole verde
centrini e teiere
delle foto balneari
nel mio giardino d’inverno

Vorrei la luce
del New England
voglio cambiare atmosfera
nel mio giardino d’inverno

La tua gonna a fiori
sotto la pioggia di novembre
le mie mani che corrono
non ne posso più di aspettarti
Passano gli anni
com’è lontana la giovinezza
nessuno può sentirci

Vorrei un po’ di Fred Astaire
rivedere un Latécoère
vorrei continuare a piacerti
nel mio giardino d’inverno

Voglio pranzare per terra
come lungo i golfi chiari
baciarti a occhi aperti
nel mio giardino d’inverno

La tua gonna a fiori
sotto la pioggia di novembre
le mie mani che corrono
non ne posso più di aspettarti
Passano gli anni
com’è lontana la giovinezza
nessuno può sentirci

Nel mio giardino d’inverno

altrove

Non so come
non so dove
ma tra te e me
c'è sempre un altrove.


1.8.94

un incipit












L'unico modo per non temere la morte è non pensarla e non crederle. Voltarle le spalle, anche se lei è ovunque, e non puoi voltare le spalle a ciò che è ovunque. Puoi voltare le spalle al deserto? Uno dei misteri della morte è proprio questa nostra follia: tentare di non temerla.

(Stefano Benni, La traccia dell'angelo, Sellerio, 2011)

venerdì 21 ottobre 2011

il grande Philip Roth













Una ragazza in effetti c’era. Non era ancora in ballo, però ci avevo già messo gli occhi sopra. Era una studentessa del secondo anno che come me si era appena trasferita a Winesburg, pallida e snella, con capelli castani scuri e un modo di fare che m’intimidiva per come mi pareva distaccato e risoluto. Seguiva le mie stesse lezioni di storia americana e a volte sedeva proprio accanto a me, ma non volendo correre il rischio di sentirmi dire di lasciarla in pace, non avevo trovato il coraggio di farle neppure un cenno di saluto, e tanto meno di parlarle. Una sera la vidi in biblioteca. Ero seduto a una scrivania al piano rialzato che si affacciava sulla sala di lettura; lei era a uno dei lunghi tavoli di sotto, e prendeva diligentemente appunti da un testo di consultazione, Due cose mi ammaliarono. Una era la scriminatura fra i suoi deliziosi capelli. Non ero mai stato così vulnerabile alla scriminatura fra i capelli di una ragazza. L’altra era la sua gamba sinistra che, accavallata sulla destra, dondolava ritmicamente su e giù. La gonna le arrivava a metà polpaccio, come si usava, ma da dov’ero seduto riuscivo comunque a contemplare sotto il
tavolo l’incessante movimento di quella gamba. Restò lì a quel modo per almeno due ore, prendendo appunti senza mai interrompersi, e per tutto quel tempo io non feci altro che osservare il modo in cui i suoi capelli erano divisi da una linea netta e regolare e il modo in cui quella gamba non la smetteva di muoversi su e giù. Mi domandavo, non per la prima volta, che sensazione dava a una ragazza muovere una gamba a quel modo. Lei era concentrata sullo studio, e io, con la mente di un diciottenne, ero concentrato sul desiderio di infilarle una mano sotto la gonna. Il forte impulso di correre in bagno era tenuto a bada dalla paura di essere sorpreso da un bibliotecario, da un insegnante o addirittura da uno studente ri-spettabile, venire espulso e finire in Corea come fuciliere.


(Philip Roth, Indignazione, Einaudi 2009, pag. 31)

giovedì 20 ottobre 2011

Quando stai per traslocare, i libri son chiusi nei pacchi...

... meno la mia agenda COMIX 1994.




INCOLUME:
Lampada infrangibile.


(sempre dal mio Dizionario ameno)

mercoledì 19 ottobre 2011

martedì 18 ottobre 2011

pezzo di D'Orrico su Billy Collins

Esce da Fazi «Balistica», la raccolta dell' autore di versi più amato dal pubblico e dalla critica negli Stati Uniti Billy Collins: senza humour non c' è poesia
«Che cosa mi ha influenzato? I cartoni animati, il latino e le riviste di bridge» L' accusa In una intervista con Franco Nasi, Collins rimprovera professori e critici di voler «legare la poesia con una corda a una sedia e torturarla finché non confessi»


Se i milanesi continuano a sostenere che Alda Merini è un grande poeta, finisce che chiedo asilo poetico alla città di New York. Lì sanno cos' è un grande poeta. Uno come Billy Collins. Un top writer , nel senso che leggerlo cambia la percezione delle cose della vita (e della morte). Se non conoscete Billy Collins ecco il suo biglietto da visita: le poesie intitolate Balistica che Fazi sta per pubblicare. Fermi. Non cominciate a dire che non leggete poesie perché nelle poesie non succede mai nulla, perché spesso non si capisce un cavolo e perché non si ride mai. Avete perfettamente ragione. Ma le poesie di Collins sono tutto un altro paio di maniche. Permettete che ve ne racconti una. C' è una poesia in cui Billy si accorge, mentre si versa un bicchiere di vino al tramonto in un suo solitarissimo happy hour , di non aver rivolto parola ad anima viva per tutto il giorno. Poi si ricorda che non è così. Ha parlato con una tartaruga incontrata durante la passeggiata che fa ogni mattina prima di mettersi al lavoro. E poi anche con la sua cagna che lo ha ascoltato, piegando «la testa di qua e di là», mentre lui le spiegava che ancora non era l' ora di cena e doveva starsene buona sdraiata davanti alla porta. Però una volta Billy l' ha passato davvero un intero pomeriggio in silenzio assoluto. Fu quando si trovò in un convento di monaci camaldolesi. Monaci così severi che, come gli aveva spiegato la guida che lo accompagnava, al confronto i benedettini (dal cui ordine i camaldolesi si erano staccati nell' undicesimo secolo) sembravano «un gruppo di Hells Angels». Sì, conclude Billy, quello al convento è stato l' unico pomeriggio di quiete di una vita in cui ha parlato senza freni, in cui «ho suonato senza sosta il clacson dell' ego». Perché la voce è «un piccolo re che deve dire sempre la sua». Ve ne posso raccontare un' altra? Grazie. Ce n' è una che si intitola Ippopotami in vacanza e, al primo verso, Billy premette che se ci fosse un film col titolo Ippopotami in vacanza se lo vedrebbe volentieri. La poesia continua con Billy che immagina di vederselo davvero il film Ippopotami in vacanza , in un cinemino di quartiere mangiando popcorn e bevendo Coca-Cola mentre, nella pellicola, centinaia di ippopotami sguazzano divertendosi un mondo nel fango di un fiume e aprendo, ogni tanto, le loro bocche enormi «solcate da grandi e tozzi denti». A un certo punto, come succede vedendo «ogni grande film», Billy ha la sensazione di trovarsi nello stesso tempo seduto al suo posto in platea e dentro lo schermo a giocare con gli ippopotami. Alla fine, uscendo dal cinema tutto felice, Billy viene folgorato da un pensiero che gli rovina la festa, il pensiero che un critico «dall' animo meschino» recensendo Ippopotami in vacanza chiederebbe: «In vacanza da che cosa»? Billy Collins ce l' ha a morte con critici, recensori e professori (forse anche per questo stravedo per lui). In una lunga e bella intervista rilasciata a Franco Nasi (benemerito curatore e traduttore di Balistica ), Collins dice che la sola cosa che i professori, i critici e compagnia cantante vogliono fare della poesia «è legarla con una corda a una sedia», «torturarla finché non confessi», picchiarla con un tubo di gomma «per tirar fuori che cosa davvero vuol dire». All' argomento, che gli deve proprio stare a cuore, Collins dedica una poesia. Ve la racconto anche perché è un tipico esempio del senso dell' umorismo del poeta newyorkese. La poesia comincia con Billy che chiede ai lettori se c' è qualcuno che voglia unirsi a lui per prendere a sassate quegli insegnanti che, dopo aver fatto leggere una poesia, domandano immancabilmente agli studenti: «Che cosa sta cercando di dire il poeta»? Una domanda che fa andare Collins su tutte le furie perché presuppone che poeti immensi come Thomas Hardy o Emily Dickinson non siano riusciti a spiegare bene che cosa volessero dire con i loro versi. Insomma, conclude Collins con sarcasmo, quei grandi poeti non ce l' hanno fatta «ma noi nella classe di Inglese della terza ora della prof Parker / qui al liceo di Springfield ce la faremo». A proposito di domande immancabili, Franco Nasi chiede a Collins che cosa lo ha più influenzato poeticamente parlando. Lui cita tre cose. La prima: «I cartoni animati di Warner Brothers», ai quali è rimasto devoto anche da adulto. Collins non lo dice ma, secondo me, pensa che un poeta è come Wile Coyote quando, inseguendo Beep Beep, finisce per cadere nel burrone ma prima di precipitare rimane sospeso in aria per un secondo che sembra interminabile continuando a correre nel vuoto. La poesia deve essere come quell' attimo in cui si galleggia sull' abisso. Poi si sprofonda. La seconda cosa che lo ha più influenzato poeticamente è stato il latino. Quando faceva il chierichetto Collins imparò «le risposte in latino alla messa» ma le imparò a pappagallo, cioè le mandò a memoria senza capirne il significato. Ma la suggestione di quei suoni arcani non l' ha più dimenticata. La terza cosa che lo ha molto influenzato poeticamente sono le rubriche di bridge delle riviste. Collins non sa giocare a bridge e ne ignora le regole, però divora quelle rubriche perché ci trova dentro un linguaggio quasi esoterico con frasi tipo: «Sud vince con l' asso del morto, prende l' asso di picche e taglia quadri». Una frase che, se la leggete con attenzione, evoca, in sole tredici parole, sia l' atmosfera dell' Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson sia la suggestione del Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Cosa posso dirvi ancora di Billy Collins, 70 anni, poeta laureato del Congresso degli Stati Uniti dal 2001 al 2003 ma anche poeta amatissimo e popolare? Forse la cosa migliore è raccontarvi ancora altre sue due poesie. Una sembra un western. Comincia con Billy che guarda la foto a scatto ultrarapido «di un proiettile che aveva appena perforato un libro» facendone scoppiare le pagine. A Billy viene la curiosità di sapere qual è «il libro giustiziato». Scopre che è di un poeta che non ammira. E allora immagina che la pallottola buchi a 840 metri al secondo le pagine del poeta non amato e sfrecci senza incontrare molta resistenza attraverso le poesie della sua infanzia «e quelle sullo stato deprimente del mondo» e poi, finalmente, passi la foto dell' autore «attraverso la barba, gli occhiali rotondi, / e quello speciale cappello da poeta che gli piace indossare». L' altra poesia è un film horror. Comincia con la notizia che è morto un vicino di casa di Billy, molto più giovane del poeta e con un figlio. Billy teme che la morte abbia fatto confusione con gli indirizzi. Forse perché pioveva. Forse perché i numeri sulle cassette della posta erano troppo piccoli. Qualunque sia la ragione, la macchina scura della morte ha imboccato il vialetto sbagliato. Non doveva andarsene il vicino, un uomo ancora giovane e con un figlio giovane, sarebbe stato più giusto che quella sorte fosse toccata al poeta, non più giovane e senza figli. «Il peso dei miei abiti, non dei suoi / potrebbe essere appeso nell' oscurità di un armadio oggi», se solo la morte «si fosse piegata a pulire il vetro / dalla nebbia con una manica vuota». Ora basta così con la poesia, lasciamo che Wile Coyote si spiaccichi al suolo.
**** Biografia****
Nato nel 1941, Billy Collins è uno dei poeti più noti negli Usa. È stato nominato Poeta laureato degli Stati Uniti nel 2001 e ha detenuto il titolo fino al 2003. Insegna all' Università di New York. Tra le sue numerose raccolte, alcune sono diventate poemi animati: (in assaggio anche su YouTube). In Italia finora era uscito soltanto «A vela, in solitaria, intorno alla stanza» (Medusa)

ANTONIO D'ORRICO


Pagina 42
(25 settembre 2011) - Corriere della Sera

domenica 16 ottobre 2011

Dizionario dei luoghi ameni, Promo 2000

FANGO
Tango ballato sotto la pioggia.

(op.cit.)

Dizionario dei luoghi ameni

ZANGOLA
Famosa per essere stata usata dal poeta americano E.E.Cummings, non già per fare il burro, ma come metafora sull'inutilità della poesia. (cfr.) E.E.Cummings, Poesie e Lettere, Torino, Einaudi, 1974, pp VI, VII.

giovedì 13 ottobre 2011

Roth e Kafka













Ho sistemato la tana, - così comincia il lungo, penetrante e monotono racconto scritto quell'inverno a Berlino, - e pare sia riuscita bene...



(Philip Roth, "Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno" ovvero, guardando Kafka, Einaudi 2011, pag.20)

martedì 11 ottobre 2011

un incipit












La sorella regalò a Shandee tutti i suoi trucchi, giacché lei partiva per il Guatemala. Quella sera Shandee passò quasi due ore a provarsi il rossetto.




(Nicholson Baker, La casa dei buchi, Bompiani 2011)

lunedì 10 ottobre 2011

tris

ARMSTRONG:
Fu il primo trombettista jazz a suonare pedalando sulla Luna.

sabato 8 ottobre 2011

Consolation di Billy Collins

http://www.youtube.com/watch?v=uXx5K6gfQBw&feature=relmfu



Consolazione

Quant'è bello non visitare l'Italia quest'estate,
non vagare per le sue città o scalare i suoi torridi paesi di collina.
Quant'è più bello guidare per queste familiari strade locali,
afferrando appieno il senso di ogni segnale stradale, di ogni manifesto,
di ogni improvviso gesto della mano dei miei connazionali.

Qui non ci sono abbazie nè affreschi che si sbriciolano o cupole
famose, e non c'è bisogno di mandare a memoria una successione
di re o visitare gli angoli sgocciolanti di una prigione.
Non c'è bisogno di stare attorno a un sarcofago, di vedere
il lettino di Napoleone all'Elba, o le ossa di un santo sotto vetro.

Quant'è più bello disporre dei semplici spazi di casa
che sentirsi schiacciato da un pilastro, un arco, una basilica.
Perché nascondere la testa in libri di frasi fatte e mappe spiegazzate?
Perché dare in pasto panorami a un'affannata macchina fotografica monocula
avida di mangiarsi, un monumento dopo l'altro, il mondo?

Anziché ciondolare in un caffè senza sapere dire ghiaccio,
punterò dritto verso il coffee shop e la cameriera
di nome Dot. Scivolerò nel flusso del giornale
del mattino con tutte le barriere della lingua abbattute,
fiumi di idiomi che scorrono liberi, e uova al tegamino rigirate quasi pronte.

E dopo colazione, non dovrò cercare qualcuno
disposto a fotografarmi, col braccio sulla spalla del proprietario.
Non mi romperò il capo sul conto né registrerò su un diario
che cosa ho mangiato e come il sole è entrato dalla finestra.
Basterà risalire in auto
come se fosse la grande auto della stessa lingua inglese
e suonando il mio rumoroso clacson vernacolare, accelerare
lungo una strada che non porterà mai a Roma, e nemmeno a Bologna.


(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, trad. Franco Nasi, Medusa 2006, pag.49)

sempre Billy Collins







Un altro motivo per cui non tengo una pistola in casa

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Abbaia sempre lo stesso alto, ritmico abbaio
che abbaia ogni volta che vanno fuori.
Devono accenderlo quando escono.

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Chiudo tutte le finestre di casa
e metto una sinfonia di Beethoven al massimo
ma lo sento ancora ovattato sotto la musica,
che abbaia e abbaia e abbaia,

e ora lo vedo seduto nell'orchestra
a testa alta e sicura come se Beethoven
avesse inserito una parte per cane che abbaia.

Quando alla fine il disco termina abbaia ancora,
seduto là, nella sezione degli oboe, abbaia,
con gli occhi fissi sul direttore che lo
guida con la sua bacchetta

mentre gli altri musicisti ascoltano in rispettoso
silenzio il famoso assolo per cane che abbaia,
coda infinita e causa prima dell'affermarsi
di Beethoven come genio innovativo.


(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, Medusa 2006,traduz. Franco Nasi, pag.19)

venerdì 7 ottobre 2011

Ancora Billy Collins











Ippopotami in vacanza


non è proprio il titolo di un film
ma se lo fosse lo vedrei di sicuro.
Mi piacciono le loro gambe corte e le teste grosse,
l'aspetto globale dell'ippopotamo.
Mentre in centinaia giocheranno divertiti
nel fango di un ampio, lento fiume,
io mangerò il popcorn
nel buio di un cinema di quartiere.
Quando apriranno le bocche enormi
solcate da grandi e tozzi denti
io berrò la mia enorme Coca.

Starò ad un tempo seduto al mio posto
e nell'acqua a giocare con loro,
proprio come succede
in ogni grande film.
Solo un recensore dall'animo meschino
chiederebbe in vacanza da che cosa?



(Billy Collins, Balistica, trad. Franco Nasi, Fazi 2011, pag.107

giovedì 6 ottobre 2011

Attraversando l'Atlantico a piedi














Aspetto che la folla del giorno festivo lasci la spiaggia
prima di salire sulla prima onda.

Ora sto attraversando l'Atlantico a piedi
e penso alla Spagna,
attento alle balene, ai pennacchi di vapore.

Sento l'acqua che sostiene il mio peso in movimento.
Questa notte dormirò sulla sua cullante superficie.

Ma intanto provo a immaginare come
debba sembrare tutto questo ai pesci là sotto,
il fondo dei miei piedi che appare, scompare.

(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, trad. Franco Nasi, Medusa 2006, pag.11)

mercoledì 28 settembre 2011

Battiato (intervista a Matera )












copia incolla

http://www.youtube.com/watch?v=SI9Gf2tYqEc&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=SI9Gf2tYqEc&feature=related

incastri

FRATELLI E POETI

John Kennedy Bob
Dylan Thomas Eliot.





(L'ultimo Tram, Manni 2009, pag.57)

domenica 25 settembre 2011

Senza humour non c'è poesia
















Oggi, sul Corriere della Sera, (pag.42) un gran bel pezzo di Antonio D'Orrico sul poeta americano Billy Collins, dove tra le altre cose, si spiega l'importanza che hanno avuto nella sua poesia i cartoni animati della Warner Bross.

sabato 24 settembre 2011

veleno










... e avevo avuto un'ulteriore conferma che parlare e discutere con Thomas per delle ore è sicuramente molto stressante. Anche questo ha in qualche modo influito sul fatto che domenica sera l'ho piantato in asso. Non esce di casa da un po' di tempo, non riceve alcuna visita con cui potrebbe litigare, non ha inviato nessuna lettera velenosa, e visto che anch'io non sono certamente al riparo dai suoi strali, una piccola inavvertenza in aggiunta al suo umore di ammalato potrebbe facilmente irritarlo.


(op.cit., pag. 120)

giovedì 22 settembre 2011

martedì 20 settembre 2011

battere e bere

Pulì la sua macchina da scrivere con dell'alcol.
Poi cominciò a fare battute di spirito.

lunedì 19 settembre 2011

scarti

EPITAFFIO

Dopo una vita intera
da tirchio
andò finalmente
in avarìa.



13.3.99

domenica 18 settembre 2011

inedito

Con un po' di fatica
sono tornato a Itaca
disse Ulisse
e Nessuno gli rispose.






Lefkas Nidri giugno 1996

sabato 17 settembre 2011

Allen amento all'humour













Vogliamo cenare fuori domani sera?
Domani o un'altra sera, perché... sono libero per i prossimi sei anni!


(op.cit.pag.10)

venerdì 16 settembre 2011

trasformismi












So aver cura di me stesso. In caso di pericolo io ho questo serramanico che mi porto sempre dietro. In caso di vero pericolo schiaccio il pulsante e si trasforma in un bastone da tip tap, così posso fare simpatia.



(Woody Allen, Dio come sono depresso!, 135 battute, Stampa Alternativa 1994, pag.5)

giovedì 15 settembre 2011

Fatalità

Personaggi:

IL MICROBO
IL PADRE DEL MICROBO


IL MICROBO
Papà, quando sarò grande mi regalerai un orologio?

IL PADRE
Sciocchino, tu non sarai mai grande.


(Sipario)


(Achille Campanile, Tragedie in due battute, BUR 1989, pag.43)

Ancora Gino Patroni

Conseguente


"Cosa fate stasera, dopocena?"
"Digeriamo".


(op.cit., pag.36)

altre soddisfazioni

Un amico usa la tua recensione a un suo libro come 4a e su dieci parole otto non son più le tue.

che strano

Lo scrittore mi dice quanto gli ha fatto schifo il romanzo di una scrittrice (non gli sta bene niente e nessuno, dice) e poi passa l'estate a presentarlo, amorevolmente, in giro.

mercoledì 14 settembre 2011

soddisfazioni

Tra le cose belle che ti capitano, esser citato in epigrafe di un libro. Peccato che i versi citati son citati sbagliati.

Perché

Personaggi:
IL VECCHIO CENCIOSO
IL PASSANTE

In una strada, ai giorni nostri. All'alzarsi del sipario
IL VECCHIO CENCIOSO va raccogliendo mozziconi di sigari sul selciato.

IL PASSANTE
Ma perché andate raccogliendo mozziconi per la strada?

IL CENCIOSO
Caro signore, sigari interi non mi riesce di trovarne.


(Sipario)




(Achille Campanile, Tragedie in due battute, BUR 1989, pag.143)

martedì 13 settembre 2011

lunedì 12 settembre 2011

Tutti contenti

Ma se uno non dice
quel che pensa
che parla a fare?
Meglio starsene
a sproloquiare
da soli.
C’è più soddisfazione.
Invece stan tutti lì
per anni a parlare
con lingua triforcuta.
Si fan dei complimenti.
Si sorridono.
Si sbaciucchiano
tutti contenti.
Fingendo fingendo
infangandosi dentro.

Nunc est bibendum










INTRODUZIONE

Gli antropologi ci assicurano che, dovunque si trovi, l'uomo parla. A dispetto degli amanti degli scimpanzé, nessun altro animale, oltre all'uomo, è in grado di ridere. E se anche qualche remota tribù della giungla brasiliana dovesse un domani rivelarsi un'eccezione, tutte le società a noi contemporanee fanno uso dell'alcol, così com'è stato per la maggioranza di quelle del passato. Non voglio certo negare che non condividiamo con le creature brute altri importanti piaceri, ma è un fatto che converaszione, ilarità e bevande alcoliche siano legate da un rapporto intimamente e tipicamente umano.



(Kingsley Amis, Taccuino di un vecchio bevitore, Baldini Castoldi Dalai, 2009, pag.13)

altrove














Oggi sto altrove. Non ci sono per nessuno. Neanche per me. Chissà dove sarò andato. Oggi.


(pag.57)

domenica 11 settembre 2011

tre perle di Gino Patroni












*
Automobilista folle
imbocca
l'autostrada
con un cucchiaio.




Autunno a Torino

Tossicchiando me ne vo
lungo gli argini
del Po.




Festival
del cinema pornografico


"E' prescritto
l'abito da sega."





(Gino Patroni, La vita è bella e scarso l'avvenir, Epigrammi, Longanesi 1988)

sabato 10 settembre 2011

quello











...
Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
...


(Ezra Pound, da Canto LXXXI, Americana, La biblioteca di Repubblica,trad. A. Rizzardi, pag.339)

un peccato








se fossi stato orocolato
l'anacoluto che è in me
non sarebbe mai nato
un peccato sarebbe stato.


napoli 30.5.1984



(Lapsus, Tracce 1988, pag.42)

tarati












Be', allora se uno gode della vita, del mangiare, del bere, del dormire e del resto, insomma, le piccole cose accessorie, be' allora si ha una vita tranquilla via e signora non ci sono ragioni per uscire da questa vita così tranquilla se non per conquistare un miglior posto al sole via, è naturale. Io, evidentemente avevo... ero malmesso, mia madre era nervosa, mio padre era nervoso, erano nervosamente tarati, poveretti, e sicuramente io ho ereditato la loro angoscia e la loro inquietudine innata, nevvero. Allora ho trasformato questa inquietudine innata in chiacchera, ma avrei preferito andare meglio in medicina, trovavo che era meglio, la medicina paga di più.


(Louis-Ferdinand Céline, Polemiche 1947-1961, Guanda 2010, pag.101)

venerdì 9 settembre 2011

felice atarassia











Per un anno provò una sofferenza squisita - vicinissima al piacere - nell'affrontare il mondo come se non le importasse nulla.


(op.cit., pag. 262)

dice Bene Carmelo












Poeti che confondete
il laboratorio coll'obitorio
il pathos col patetico
la sofferenza col soffritto
il verso libero con lo sfiatatoio
il tono dimesso col lamento eterno
il ritmo con la litania
baciate la rima
con l'alito cattivo
e poi dite che sono distruttivo
quando ha proprio ragione
Carmelo Bene che dice
che occorre rovinare le rovine
per ricreare qualcosa di vivo.


pz 5.12.1998


(op.cit. pag.83)

Strisce e stelle












Siderali desideri di sederi da star
assiderato strisciavo verso le stelle
per una vita hollyvoodiana
usa e getta
siamo stati uniti
prima di essere divisi
mi misi a miagolare in americano
più micio che macho
nella gattitudine estrema
triste e sublime
della terra che trema.


pz 27.9.1996


(I Canti di Onan, Ermes 1999,pag.70)

giovedì 8 settembre 2011

camminare con Vito Riviello ( e con Claudio Damiani, Valentino Zeichen, Valerio Magrelli, Erri De Luca)












copia incolla e vedi qui:

vimeo.com/album/75692

ancora Yeats













...al college le era stato insegnato che lo scopo di un'istruzione umanistica non era educare la mente ma liberarla. Quello che si faceva per vivere non aveva importanza; ciò che contava era il tipo di persona che si era.




(op.cit., pag.116)

mercoledì 7 settembre 2011

il grande Richard Yates













La scuola era il centro della sua vita. Prima di andare al Barnard non aveva mai sentito adoperare il vocabolo intellettuale come sostantivo, e ne rimase molto colpita. Era un sostantivo coraggioso, un sostantivo orgoglioso, un sostantivo che evocava una consacrazione perpetua ad argomenti elevati e un freddo disprezzo per le banalità. Un'intellettuale poteva anche perdere la verginità con un soldato nel parco, ma poteva imparare a ricordarlo con un distacco ironico e divertito. Un'intellettuale poteva anche avere una madre che lasciava vedere le mutande quando si ubriacava, ma non permetteva che la cosa le desse fastidio. E poteva anche darsi che Emily Grimes non fosse ancora un'intellettuale, ma se prendeva una quantità di appunti anche alle lezioni più monotone, e se ne stava ogni sera a leggere finché gli occhi non le dolevano, era solo questione di tempo prima che lo diventasse.




(op.cit. pag.80)

noia sorridente












... dopodiché il problema fu che la conversazione continuava a languire. Sarah voleva sapere "tutto" del Barnard, ma quando Emily cominciò a parlare vide lo sguardo della sorella farsi vitreo di noia sorridente.



(op.cit.,pag.76-77)

dissociazioni

DOLCE FAR NIENTE

Un collega s’indigna
contro i fannulloni.
Non fa altro
tutto il giorno.


(L'ultimo Tram, Manni 2009, pag.48)

Autunno










Chanson d’automne

Les sanglots longs
Des violons
De l'automne
Blessent mon cœur
D'une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l'heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure;

Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.


Paul Verlaine

lacrime












Ed Emily non aveva ancora versato neppure una lacrima. La cosa la tormentò per tutto il viaggio di ritorno in città, che lei fece con una mano infilata tra la propria guancia e il vetro freddo e vibrante del finestrino della limousine, come se questo potesse esserle d‘aiuto.
Provò a bisbigliare “Papà” fra sé, provò a chiudere gli occhi e a immaginare il suo volto, ma non funzionò. Poi pensò a una cosa che le fece venire un nodo alla gola: magari non era mai stata la beniamina di suo padre, però lui l’aveva sempre chiamata “coniglietto”. E adesso piangere le venne facile, tanto che la madre si protese a stringerle una mano; l’unico guaio era che non sapeva bene se stava piangendo per il padre o per Warren Maddock, o Maddox, che adesso era nel South Carolina sul punto di essere inviato a una divisione.
Però smise bruscamente di piangere quando si rese conto che anche quella era una menzogna: quelle lacrime, come sempre finora nella sua vita, erano totalmente per se stessa: per la povera, sensibile Emily Grimes che nessuno capiva, e che non capiva niente.

(op.cit. pag.72-73)

Un incipit












Nè l'una nè l'altra delle sorelle Grimes avrebbe avuto una vita felice, e a ripensarci si aveva sempre l'impressione che i guai fossero cominciati con il divorzio dei loro genitori.





(Richard Yates, Easter Parade, Minumun fax )

martedì 6 settembre 2011

Pensieri di guerra, acrilico 80x100 2006

piove

Oggi è una bellissima giornata. Piove a dirotto!

Primavera











Oggi il tempo è bellissimo: Giornata di tepore, di luce; il sole indugia allegro sulla neve sciolta; tutto brilla, fumiga, goccia; come ammattiti, i passerotti cinguettano vicino agli steccati scuri e fradici di vapore; dolce e terribile a un tempo, l'aria umida mi solletica il petto. Primavera, primavera in arrivo!



(Turgenev, Diario di un uomo superfluo, Voland 2011, trad. A. Niero, pag.10)

lunedì 5 settembre 2011

Invito











Invito ad andare

Vai, vai pure
dritto dritto
senza paure
non avere remore
da sobrio o da brillo
vai pure tranquillo
incerto o sicuro
vai pure soavemente
a fare in culo.




(pag.71)

Fa ridere? Allora non va bene.

L’editor della Garzanti, risponde alla mia proposta di un’antologia ventennale di poesie che si è molto divertito, ma che non ha una collana di poesia umoristica per pubblicarla.



(dal Diario di un anarchico reazionario, in lavorazione)

domenica 4 settembre 2011

vacanze













Il momento più bello
di quando si va in vacanza
è quando finalmente
si torna a casa.




(L'ultimo Tram, Manni 2009, pag.66)


vivere o scrivere?












...O scrittore adolescente! non restare chiuso per mesi in uno sgabuzzino per paura che chiunque incontri per strada sia più felice di te, e medita su quest'altro concetto di felicità: se già scrivi, che bisogno c'è di vivere? Impara a lasciar vivere chi non ha altro da fare.



(op.cit. pag.163)

Busi in corpo 11














Lo scrittore legge moltissimo e nell'unico modo adeguato: disordinatamente, così non sarà costretto ad uscire dai Normali di Pisa e a dimostrarlo anche quando espelle il fumo di una gitane.




(Aldo Busi, Sodomie in corpo 11, Mondadori 1994, pag.163)

sabato 3 settembre 2011

Alcolizziamoci
















Ma come faranno gli astemi a tirare avanti? Mah.

sfortuna










Sono sempre stato un tipo sfortunato. Il giorno del mio funerale si parlava del funerale della figlia del farmacista, morta il giorno prima.


(op.cit. pag.54)