martedì 7 febbraio 2017

Kafka


LA COMMOVENTE FRAGILITA' DEL PADRE

Per fortuna c'erano anche eccezioni, soprattutto quando tu soffrivi in silenzio, e amore e bontà, con la loro forza, superavano ogni ostacolo e ti coglievano direttamente. Era raro, purtroppo, ma meraviglioso. Ad esempio quando, nelle estati calde, ti vedevo in negozio addormentarti stanco subito dopo pranzo, col gomito sullo scrittoio; o quando la domenica, tutto affannato, ci raggiungevi in villeggiatura; o ancora quando durante una grave infermità della mamma ti appoggiavi alla libreria scosso dai singhiozzi; o quando, all'epoca della mia ultima malattia, ti sei avvicinato piano piano alla camera di Ottla, ti sei fermato sulla soglia, allungando appena il collo per potermi vedere nel letto, e per paura di disturbarmi mi hai fatto solo un cenno di saluto con la mano. Erano momenti in cui ci si abbandonava a pianti di gioia; piango anche ora mentre lo scrivo.

Kafka, Come non educare i figli, lettere sula famiglia e altre mostruosità, L'Orma editore, Roma 2016, pag.57)

SEi, Sette

Più ipocriti dei Farisei, solo i Farisette.

Verdi


A FRANCESCO MARIA PIAVE, VENEZIA

Parigi, venerdì 10 febbraio 1854

Car Piave,
[...] M'hai fatto ridere davvero col tuo amuleto!!! Del resto questa lettera è stata un po' amuleto anche per me perché nel riceverla, causa sempre dell'amuleto ho riso per mezz'ora. E' così bella cosa il ridere quando soprattutto s'annoja come io faccio! Son dieci o quindici o venti giorni che sento sulla testa come un berretto di Doge, ma di ferro e così pesante che non posso nè lavorare, nè andare a spasso, nè far niente. E' un bell'affare questo berretto!
Cosa sarà... Il clima, la noja di non essere a SANT'AGATA?!! Per Dio e devo scrivere!! Come fare? Basta basta, un bel mattino ne faccio una bella!!... grossa... Sì, ben grossa perché quando io faccio le coglionerie sono sempre grandi. Prova ne sia questa scrittura di Parigi!! [...] Non ti parlo degli Italiani: non sono stato che due sere. Cantano così bene, così perfettamente, così meravigliosamente ...oh! da fare allungare i coglioni fino alle scarpe... Addio ludro mio!... [...]
La Peppina ti saluta. Addio.
G.Verdi

(Verdi, E' così bella cosa il ridere, Lettere di un genio compreso, L'orma editore, Roma 2016,pag. 57-58)