domenica 30 ottobre 2011

Oggi, 30 ottobre 2011, domenica.

Da oggi è ufficiale. In Italia, anche l'ora, è illegale.

giovedì 27 ottobre 2011

Un Record

Un mio romanzo, anni fa, è stato rifiutato (anche) da un editore per una sua collana. La collana si chiamava LdM: Libri di Merda.

Fumo













"Se non fumo, non posso scrivere. Non mi riesce, comincio ma non riesco ad andare avanti" si dice di solito, e anch'io lo dicevo. Che significa ciò? Significa o che non hai niente di cui scrivere, oppure che quello che tu vorresti scrivere subito, non è ancora giunto a maturazione nella tua consapevolezza, e sta soltanto cominciando a prender forma, e quel critico che vive in te e ti valuta, non essendo drogato dal tabacco, ti sta dicendo che appunto così stanno le cose.

(Lev Tolstòj, Perché la gente si droga?, Oscar Mondadori 2008, pag.20)

mercoledì 26 ottobre 2011

Le orecchie in scatola di Roger McGough












Aspetto in corridoio
che mi tiri le orecchie.
Sono nervoso perché il Prof. O'Hanlon
è un orco che mantiene la parola.

Per venti minuti
lascio che la mia fantasia
si sbizzarisca da sola.
Ho troppa paura per seguirla.

Userà quel coltello con la croce svizzera
per cavarmele con un taglio netto? Le morsicherà?
Le toglierà seguendo la linea tratteggiata?
Le strapperà di colpo come cerotti vecchi?

In risposta all'incitamento della folla
solleverà la mia testa al cielo
come fosse la Coppa dei Campioni
e tirerà i manici? Aahhiiii...

E poi la scatola. Di cartone?
Forse una vecchia scatola di sigari? O un paio?
Bare singole di pino verniciato.
S e D. "Passate a miglior vita".

Adesso sono impaziente, ho voglia di cavarmi
il dente. Suonano le quattro.
Con le mani dove di-solito-c'erano-le-mie-orecchie, passo
sotto le forche caudine dei ragazzi che mi prendono in giro.

Alle sei la mamma torna a casa stanca
dopo una dura giornata alla fabbrica di pangrattato.
Le dò la scatola. L'apre
e urla qualcosa. Le dico:

"Come?"




(Roger McGough, Eclissi quotidiane, Medusa 2004, Traduzione e cura di Franco Nasi, pag. 21)

martedì 25 ottobre 2011

Ja












Un anarchico è soltanto uno che pratica l'anarchia, le avevo detto nel bosco di larici, ora lei me lo fece ricordare di nuovo. L'anarchia è tutto in una testa dotata di spirito, disse, ripetendo soltando un’altra delle mie citazioni. La società, non importa quale società, deve sempre essere rivoluzionata e soppressa, disse, e di nuovo quello che aveva detto era una mia asserzione.


(Thomas Bernhard, Ja, Guanda 2003, pag.101)

caldo/freddo












Un moscone ronza
sbattendo contro le pareti
e contro i vetri.

Per strada
quelli che si lamentavano del freddo
ora si lamentano del caldo.

Io
da un po' di tempo me ne sto zitto
ascolto e annuisco
pensando ai fatti miei.


pz 4.7.1988


(I Canti di Onan, Ed. Ermes 1999, pag.17)

sabato 22 ottobre 2011

Henri Salvador: Jardin d'hiver





Jardin d’hiver – Henri Salvador

Je voudrais du soleil vert
Des dentelles et des théières
Des photos de bord de mer
Dans mon jardin d’hiver

Je voudrais de la lumière
Comme en Nouvelle Angleterre
Je veux changer d’atmosphère
Dans mon jardin d’hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n’en peux plus de l’attendre
Les années passent
Qu’il est loin l’âge tendre
Nul ne peut nous entendre

Je voudrais du Fred Astaire
Revoir un Latécoère
Je voudrais toujours te plaire
Dans mon jardin d’hiver

Je veux déjeuner par terre
Comme au long des golfes clairs
T’embrasser les yeux ouverts
Dans mon jardin d’hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n’en peux plus de l’attendre
Les années passent
Qu’il est loin l’âge tendre
Nul ne peut nous entendre

(trad.) Giardino d’inverno

Vorrei del sole verde
centrini e teiere
delle foto balneari
nel mio giardino d’inverno

Vorrei la luce
del New England
voglio cambiare atmosfera
nel mio giardino d’inverno

La tua gonna a fiori
sotto la pioggia di novembre
le mie mani che corrono
non ne posso più di aspettarti
Passano gli anni
com’è lontana la giovinezza
nessuno può sentirci

Vorrei un po’ di Fred Astaire
rivedere un Latécoère
vorrei continuare a piacerti
nel mio giardino d’inverno

Voglio pranzare per terra
come lungo i golfi chiari
baciarti a occhi aperti
nel mio giardino d’inverno

La tua gonna a fiori
sotto la pioggia di novembre
le mie mani che corrono
non ne posso più di aspettarti
Passano gli anni
com’è lontana la giovinezza
nessuno può sentirci

Nel mio giardino d’inverno

altrove

Non so come
non so dove
ma tra te e me
c'è sempre un altrove.


1.8.94

un incipit












L'unico modo per non temere la morte è non pensarla e non crederle. Voltarle le spalle, anche se lei è ovunque, e non puoi voltare le spalle a ciò che è ovunque. Puoi voltare le spalle al deserto? Uno dei misteri della morte è proprio questa nostra follia: tentare di non temerla.

(Stefano Benni, La traccia dell'angelo, Sellerio, 2011)

venerdì 21 ottobre 2011

il grande Philip Roth













Una ragazza in effetti c’era. Non era ancora in ballo, però ci avevo già messo gli occhi sopra. Era una studentessa del secondo anno che come me si era appena trasferita a Winesburg, pallida e snella, con capelli castani scuri e un modo di fare che m’intimidiva per come mi pareva distaccato e risoluto. Seguiva le mie stesse lezioni di storia americana e a volte sedeva proprio accanto a me, ma non volendo correre il rischio di sentirmi dire di lasciarla in pace, non avevo trovato il coraggio di farle neppure un cenno di saluto, e tanto meno di parlarle. Una sera la vidi in biblioteca. Ero seduto a una scrivania al piano rialzato che si affacciava sulla sala di lettura; lei era a uno dei lunghi tavoli di sotto, e prendeva diligentemente appunti da un testo di consultazione, Due cose mi ammaliarono. Una era la scriminatura fra i suoi deliziosi capelli. Non ero mai stato così vulnerabile alla scriminatura fra i capelli di una ragazza. L’altra era la sua gamba sinistra che, accavallata sulla destra, dondolava ritmicamente su e giù. La gonna le arrivava a metà polpaccio, come si usava, ma da dov’ero seduto riuscivo comunque a contemplare sotto il
tavolo l’incessante movimento di quella gamba. Restò lì a quel modo per almeno due ore, prendendo appunti senza mai interrompersi, e per tutto quel tempo io non feci altro che osservare il modo in cui i suoi capelli erano divisi da una linea netta e regolare e il modo in cui quella gamba non la smetteva di muoversi su e giù. Mi domandavo, non per la prima volta, che sensazione dava a una ragazza muovere una gamba a quel modo. Lei era concentrata sullo studio, e io, con la mente di un diciottenne, ero concentrato sul desiderio di infilarle una mano sotto la gonna. Il forte impulso di correre in bagno era tenuto a bada dalla paura di essere sorpreso da un bibliotecario, da un insegnante o addirittura da uno studente ri-spettabile, venire espulso e finire in Corea come fuciliere.


(Philip Roth, Indignazione, Einaudi 2009, pag. 31)

giovedì 20 ottobre 2011

Quando stai per traslocare, i libri son chiusi nei pacchi...

... meno la mia agenda COMIX 1994.




INCOLUME:
Lampada infrangibile.


(sempre dal mio Dizionario ameno)

mercoledì 19 ottobre 2011

martedì 18 ottobre 2011

pezzo di D'Orrico su Billy Collins

Esce da Fazi «Balistica», la raccolta dell' autore di versi più amato dal pubblico e dalla critica negli Stati Uniti Billy Collins: senza humour non c' è poesia
«Che cosa mi ha influenzato? I cartoni animati, il latino e le riviste di bridge» L' accusa In una intervista con Franco Nasi, Collins rimprovera professori e critici di voler «legare la poesia con una corda a una sedia e torturarla finché non confessi»


Se i milanesi continuano a sostenere che Alda Merini è un grande poeta, finisce che chiedo asilo poetico alla città di New York. Lì sanno cos' è un grande poeta. Uno come Billy Collins. Un top writer , nel senso che leggerlo cambia la percezione delle cose della vita (e della morte). Se non conoscete Billy Collins ecco il suo biglietto da visita: le poesie intitolate Balistica che Fazi sta per pubblicare. Fermi. Non cominciate a dire che non leggete poesie perché nelle poesie non succede mai nulla, perché spesso non si capisce un cavolo e perché non si ride mai. Avete perfettamente ragione. Ma le poesie di Collins sono tutto un altro paio di maniche. Permettete che ve ne racconti una. C' è una poesia in cui Billy si accorge, mentre si versa un bicchiere di vino al tramonto in un suo solitarissimo happy hour , di non aver rivolto parola ad anima viva per tutto il giorno. Poi si ricorda che non è così. Ha parlato con una tartaruga incontrata durante la passeggiata che fa ogni mattina prima di mettersi al lavoro. E poi anche con la sua cagna che lo ha ascoltato, piegando «la testa di qua e di là», mentre lui le spiegava che ancora non era l' ora di cena e doveva starsene buona sdraiata davanti alla porta. Però una volta Billy l' ha passato davvero un intero pomeriggio in silenzio assoluto. Fu quando si trovò in un convento di monaci camaldolesi. Monaci così severi che, come gli aveva spiegato la guida che lo accompagnava, al confronto i benedettini (dal cui ordine i camaldolesi si erano staccati nell' undicesimo secolo) sembravano «un gruppo di Hells Angels». Sì, conclude Billy, quello al convento è stato l' unico pomeriggio di quiete di una vita in cui ha parlato senza freni, in cui «ho suonato senza sosta il clacson dell' ego». Perché la voce è «un piccolo re che deve dire sempre la sua». Ve ne posso raccontare un' altra? Grazie. Ce n' è una che si intitola Ippopotami in vacanza e, al primo verso, Billy premette che se ci fosse un film col titolo Ippopotami in vacanza se lo vedrebbe volentieri. La poesia continua con Billy che immagina di vederselo davvero il film Ippopotami in vacanza , in un cinemino di quartiere mangiando popcorn e bevendo Coca-Cola mentre, nella pellicola, centinaia di ippopotami sguazzano divertendosi un mondo nel fango di un fiume e aprendo, ogni tanto, le loro bocche enormi «solcate da grandi e tozzi denti». A un certo punto, come succede vedendo «ogni grande film», Billy ha la sensazione di trovarsi nello stesso tempo seduto al suo posto in platea e dentro lo schermo a giocare con gli ippopotami. Alla fine, uscendo dal cinema tutto felice, Billy viene folgorato da un pensiero che gli rovina la festa, il pensiero che un critico «dall' animo meschino» recensendo Ippopotami in vacanza chiederebbe: «In vacanza da che cosa»? Billy Collins ce l' ha a morte con critici, recensori e professori (forse anche per questo stravedo per lui). In una lunga e bella intervista rilasciata a Franco Nasi (benemerito curatore e traduttore di Balistica ), Collins dice che la sola cosa che i professori, i critici e compagnia cantante vogliono fare della poesia «è legarla con una corda a una sedia», «torturarla finché non confessi», picchiarla con un tubo di gomma «per tirar fuori che cosa davvero vuol dire». All' argomento, che gli deve proprio stare a cuore, Collins dedica una poesia. Ve la racconto anche perché è un tipico esempio del senso dell' umorismo del poeta newyorkese. La poesia comincia con Billy che chiede ai lettori se c' è qualcuno che voglia unirsi a lui per prendere a sassate quegli insegnanti che, dopo aver fatto leggere una poesia, domandano immancabilmente agli studenti: «Che cosa sta cercando di dire il poeta»? Una domanda che fa andare Collins su tutte le furie perché presuppone che poeti immensi come Thomas Hardy o Emily Dickinson non siano riusciti a spiegare bene che cosa volessero dire con i loro versi. Insomma, conclude Collins con sarcasmo, quei grandi poeti non ce l' hanno fatta «ma noi nella classe di Inglese della terza ora della prof Parker / qui al liceo di Springfield ce la faremo». A proposito di domande immancabili, Franco Nasi chiede a Collins che cosa lo ha più influenzato poeticamente parlando. Lui cita tre cose. La prima: «I cartoni animati di Warner Brothers», ai quali è rimasto devoto anche da adulto. Collins non lo dice ma, secondo me, pensa che un poeta è come Wile Coyote quando, inseguendo Beep Beep, finisce per cadere nel burrone ma prima di precipitare rimane sospeso in aria per un secondo che sembra interminabile continuando a correre nel vuoto. La poesia deve essere come quell' attimo in cui si galleggia sull' abisso. Poi si sprofonda. La seconda cosa che lo ha più influenzato poeticamente è stato il latino. Quando faceva il chierichetto Collins imparò «le risposte in latino alla messa» ma le imparò a pappagallo, cioè le mandò a memoria senza capirne il significato. Ma la suggestione di quei suoni arcani non l' ha più dimenticata. La terza cosa che lo ha molto influenzato poeticamente sono le rubriche di bridge delle riviste. Collins non sa giocare a bridge e ne ignora le regole, però divora quelle rubriche perché ci trova dentro un linguaggio quasi esoterico con frasi tipo: «Sud vince con l' asso del morto, prende l' asso di picche e taglia quadri». Una frase che, se la leggete con attenzione, evoca, in sole tredici parole, sia l' atmosfera dell' Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson sia la suggestione del Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Cosa posso dirvi ancora di Billy Collins, 70 anni, poeta laureato del Congresso degli Stati Uniti dal 2001 al 2003 ma anche poeta amatissimo e popolare? Forse la cosa migliore è raccontarvi ancora altre sue due poesie. Una sembra un western. Comincia con Billy che guarda la foto a scatto ultrarapido «di un proiettile che aveva appena perforato un libro» facendone scoppiare le pagine. A Billy viene la curiosità di sapere qual è «il libro giustiziato». Scopre che è di un poeta che non ammira. E allora immagina che la pallottola buchi a 840 metri al secondo le pagine del poeta non amato e sfrecci senza incontrare molta resistenza attraverso le poesie della sua infanzia «e quelle sullo stato deprimente del mondo» e poi, finalmente, passi la foto dell' autore «attraverso la barba, gli occhiali rotondi, / e quello speciale cappello da poeta che gli piace indossare». L' altra poesia è un film horror. Comincia con la notizia che è morto un vicino di casa di Billy, molto più giovane del poeta e con un figlio. Billy teme che la morte abbia fatto confusione con gli indirizzi. Forse perché pioveva. Forse perché i numeri sulle cassette della posta erano troppo piccoli. Qualunque sia la ragione, la macchina scura della morte ha imboccato il vialetto sbagliato. Non doveva andarsene il vicino, un uomo ancora giovane e con un figlio giovane, sarebbe stato più giusto che quella sorte fosse toccata al poeta, non più giovane e senza figli. «Il peso dei miei abiti, non dei suoi / potrebbe essere appeso nell' oscurità di un armadio oggi», se solo la morte «si fosse piegata a pulire il vetro / dalla nebbia con una manica vuota». Ora basta così con la poesia, lasciamo che Wile Coyote si spiaccichi al suolo.
**** Biografia****
Nato nel 1941, Billy Collins è uno dei poeti più noti negli Usa. È stato nominato Poeta laureato degli Stati Uniti nel 2001 e ha detenuto il titolo fino al 2003. Insegna all' Università di New York. Tra le sue numerose raccolte, alcune sono diventate poemi animati: (in assaggio anche su YouTube). In Italia finora era uscito soltanto «A vela, in solitaria, intorno alla stanza» (Medusa)

ANTONIO D'ORRICO


Pagina 42
(25 settembre 2011) - Corriere della Sera

domenica 16 ottobre 2011

Dizionario dei luoghi ameni, Promo 2000

FANGO
Tango ballato sotto la pioggia.

(op.cit.)

Dizionario dei luoghi ameni

ZANGOLA
Famosa per essere stata usata dal poeta americano E.E.Cummings, non già per fare il burro, ma come metafora sull'inutilità della poesia. (cfr.) E.E.Cummings, Poesie e Lettere, Torino, Einaudi, 1974, pp VI, VII.

giovedì 13 ottobre 2011

Roth e Kafka













Ho sistemato la tana, - così comincia il lungo, penetrante e monotono racconto scritto quell'inverno a Berlino, - e pare sia riuscita bene...



(Philip Roth, "Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno" ovvero, guardando Kafka, Einaudi 2011, pag.20)

martedì 11 ottobre 2011

un incipit












La sorella regalò a Shandee tutti i suoi trucchi, giacché lei partiva per il Guatemala. Quella sera Shandee passò quasi due ore a provarsi il rossetto.




(Nicholson Baker, La casa dei buchi, Bompiani 2011)

lunedì 10 ottobre 2011

tris

ARMSTRONG:
Fu il primo trombettista jazz a suonare pedalando sulla Luna.

sabato 8 ottobre 2011

Consolation di Billy Collins

http://www.youtube.com/watch?v=uXx5K6gfQBw&feature=relmfu



Consolazione

Quant'è bello non visitare l'Italia quest'estate,
non vagare per le sue città o scalare i suoi torridi paesi di collina.
Quant'è più bello guidare per queste familiari strade locali,
afferrando appieno il senso di ogni segnale stradale, di ogni manifesto,
di ogni improvviso gesto della mano dei miei connazionali.

Qui non ci sono abbazie nè affreschi che si sbriciolano o cupole
famose, e non c'è bisogno di mandare a memoria una successione
di re o visitare gli angoli sgocciolanti di una prigione.
Non c'è bisogno di stare attorno a un sarcofago, di vedere
il lettino di Napoleone all'Elba, o le ossa di un santo sotto vetro.

Quant'è più bello disporre dei semplici spazi di casa
che sentirsi schiacciato da un pilastro, un arco, una basilica.
Perché nascondere la testa in libri di frasi fatte e mappe spiegazzate?
Perché dare in pasto panorami a un'affannata macchina fotografica monocula
avida di mangiarsi, un monumento dopo l'altro, il mondo?

Anziché ciondolare in un caffè senza sapere dire ghiaccio,
punterò dritto verso il coffee shop e la cameriera
di nome Dot. Scivolerò nel flusso del giornale
del mattino con tutte le barriere della lingua abbattute,
fiumi di idiomi che scorrono liberi, e uova al tegamino rigirate quasi pronte.

E dopo colazione, non dovrò cercare qualcuno
disposto a fotografarmi, col braccio sulla spalla del proprietario.
Non mi romperò il capo sul conto né registrerò su un diario
che cosa ho mangiato e come il sole è entrato dalla finestra.
Basterà risalire in auto
come se fosse la grande auto della stessa lingua inglese
e suonando il mio rumoroso clacson vernacolare, accelerare
lungo una strada che non porterà mai a Roma, e nemmeno a Bologna.


(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, trad. Franco Nasi, Medusa 2006, pag.49)

sempre Billy Collins







Un altro motivo per cui non tengo una pistola in casa

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Abbaia sempre lo stesso alto, ritmico abbaio
che abbaia ogni volta che vanno fuori.
Devono accenderlo quando escono.

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Chiudo tutte le finestre di casa
e metto una sinfonia di Beethoven al massimo
ma lo sento ancora ovattato sotto la musica,
che abbaia e abbaia e abbaia,

e ora lo vedo seduto nell'orchestra
a testa alta e sicura come se Beethoven
avesse inserito una parte per cane che abbaia.

Quando alla fine il disco termina abbaia ancora,
seduto là, nella sezione degli oboe, abbaia,
con gli occhi fissi sul direttore che lo
guida con la sua bacchetta

mentre gli altri musicisti ascoltano in rispettoso
silenzio il famoso assolo per cane che abbaia,
coda infinita e causa prima dell'affermarsi
di Beethoven come genio innovativo.


(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, Medusa 2006,traduz. Franco Nasi, pag.19)

venerdì 7 ottobre 2011

Ancora Billy Collins











Ippopotami in vacanza


non è proprio il titolo di un film
ma se lo fosse lo vedrei di sicuro.
Mi piacciono le loro gambe corte e le teste grosse,
l'aspetto globale dell'ippopotamo.
Mentre in centinaia giocheranno divertiti
nel fango di un ampio, lento fiume,
io mangerò il popcorn
nel buio di un cinema di quartiere.
Quando apriranno le bocche enormi
solcate da grandi e tozzi denti
io berrò la mia enorme Coca.

Starò ad un tempo seduto al mio posto
e nell'acqua a giocare con loro,
proprio come succede
in ogni grande film.
Solo un recensore dall'animo meschino
chiederebbe in vacanza da che cosa?



(Billy Collins, Balistica, trad. Franco Nasi, Fazi 2011, pag.107

giovedì 6 ottobre 2011

Attraversando l'Atlantico a piedi














Aspetto che la folla del giorno festivo lasci la spiaggia
prima di salire sulla prima onda.

Ora sto attraversando l'Atlantico a piedi
e penso alla Spagna,
attento alle balene, ai pennacchi di vapore.

Sento l'acqua che sostiene il mio peso in movimento.
Questa notte dormirò sulla sua cullante superficie.

Ma intanto provo a immaginare come
debba sembrare tutto questo ai pesci là sotto,
il fondo dei miei piedi che appare, scompare.

(Billy Collins, A vela, in solitaria, intorno alla stanza, trad. Franco Nasi, Medusa 2006, pag.11)