sabato 9 ottobre 2010

Tommaso Pisanti, Poesia del novecento americano, Guida 1978, pag.59-61







Carl Sandburg
(1878-1967)
Da Il Popolo, sì

Raccontano storielle
di un grattacielo tanto alto che s'aggiunsero cerniere
ai due ultimi piani per far passare la luna,
di un raccolto di granturco nel Missouri quando le radici
talmente s'allungarono e tant'acqua si bevettero
che il letto del Mississippi in quell'anno si seccò,
di focacce così sottili che avevano un solo lato,
di "una nebbia così spessa che ne rivestimmo il granaio
e sei piedi ancora",
di Pecos Pete che montò il ciclone in Texas
e lo cavalcò fino alla costa dell'Ovest dove
"si sciolse in pioggia sotto di lui",
dell'uomo che condusse uno sciame d'api
per le Montagne Rocciose e il Deserto
"e non perse neppure un'ape",
della stretta curva di una ferrovia
dove il macchinista può toccare dal suo gabbiotto
l'ultimo vagone e sputare in un occhio al controllore,
del ragazzo che salito su un granturco
che cresceva molto in fretta
vi sarebbe morto di fame
se non gli avessero lanciato dei biscotti,
dei lunghi baffi d'un vecchio:
"Quando il vento era a favore
quei lunghi baffi
arrivavano almeno un giorno prima di lui"
[...]

Lampadine, Ermes 1998, pag.27







Detesto
la poesia emolliente
che ti ammoscia come un savoiardo
nel latte bollente.
Amo la poesia tosta
che è meno casta
ma più eccitante
tesa come un'asta
e più penetrante.