domenica 31 ottobre 2010

Lampadina di oggi (sul Quotidiano della Basilicata)

I piccioni
appena nati
non hanno
la "o".

Ugo Cornia, Operette ipotetiche, Quodlibet 2010, pp.51-52






Aldilà

Se un uomo sui cinquant'anni, una notte, verso le cinque, si alzasse perché gli scappa da pisciare, allora andasse al gabinetto, e lì, quando accende la luce gli prende un mezzo colpo perché vede che c'è un altro che sta pisciando anche lui nel suo gabinetto, ma a quel punto quell'altro si volta, e lui vede che è suo padre, morto sette anni prima. Allora gli dice papà, ma non eri morto, e il padre gli dice certo che sono morto, non ti ricordi più? Sono mrto di marzo, mentre stavamo mangiando. Son crepato di infarto. Ti ricorderai bene.
E poi si guardano un po' in faccia, con un sorriso garbato, e il figlio gli dice ma sei tornato dall'aldilà, e cosa sei venuto a fare, e il padre gli dice sono tornato soltanto un attimo per pisciare. Non si vede?
Allora il figlio gli chiede come va, e com'è l'aldilà. E allora il padre gli racconta che l'aldilà, almeno nella zona dove è andato a finire lui, è in uno stato di completo sfacelo. Che uno non ci crede se non lo vede, perché è diventato una cosa,incredibile. L'aldilà oramai, nonostante quello che si pensa generalmente,è messo molto peggio che qua.
(...)

sabato 30 ottobre 2010

Félix Fénéon, Romanzi in tre righe, Adelphi 2009, pag.28














Un cacciatore di Tessancourt ha costretto la moglie e il suo ganzo ad attendere sul talamo adultero il gendarme incaricato di stendere il verbale. Per tre ore.

giovedì 28 ottobre 2010

Félix Fénéon, Romanzi in tre righe, Adelphi 2009, pag.24













Un colpo apoplettico ha steso il signor André, 75 anni, di Levallois, nei paraggi del pallino. La sua boccia rotolava ancora, e lui non c'era già più.

mercoledì 27 ottobre 2010

Patty Pravo e Mina: due modelli estetici

In quella magnifica intervista di Minoli a Patty Pravo, ha fatto rumore l’epiteto di “ectoplasma” attribuito dalla Nicoletta di platino alla Mina, non più vagante, ahimè. Quando si parla di Tv, di Grande Fratello, di Festival di Sanremo, in genere, l’intellettuale ha un moto naturale di fastidio, un continuo empito allo starnuto allergico dovuto al suo cronico snobismo.
Io, invece, non essendo un intellettuale (intellettuale a chi?) trovo nella Tv (non in tutta, ovvio), certe cose, molto popolari, viste cioè da milioni di persone, stimolanti assai. Per esempio, questo Festival che comincia con questa dichiarazione della Patty Pravo sulla partecipazione ectoplasmatica della Mina (ormai da decenni, disinnescata), si presta magnificamente a capire come funzionano due categorie-cardine del gusto estetico applicato alla canzone leggera. Due categorie che sono queste: l’arte come tecnica pura o come capacità di trasmettere un’emozione? Intanto, grazie a “X Factor” e al sempre brillante Morgan si è capito che la
musica leggera è una cosa complicata e ricca di implicazioni che riguardano codici, regole, alchimie, ma anche elementi stravaganti, insoliti, spiazzanti e che quando si parla di talento non si parla solo di tecnica, come fanno invece quei morticini di docenti pedanti di "Amici”.
Infatti, da “X Factor” è uscita fuori una magnifica Giusy Ferreri mentre da “Amici”, escono vincitori dei Cosi urlanti che hanno l’intonazione giusta, fanno i saltelli giusti, hanno i capelli, il piercing e il tatuaggio al posto giusto, ma peccato che gli manca sempre quella cosa che non rientra mai nella categoria del “giusto” e
cioè il talento. Se ci va Tom Waits sicuro quei maestrini di “Amici” lo bocciano. Mentre, starebbero in ginocchio davanti a Mina. Ecco Mina. Quanto la odio. Mina rappresenta l’Istituzione non criticabile, non discutibile, la tecnica pura, l’Intoccabile, una che emotivamente è come una foca scivolosa sul ghiaccio. Amavo quella degli inizi, sfrontata e trasgressiva. Quella Mina vitale e creativa che cantava “Le mille bolle blu” o “Tintarella di luna” che ancora oggi suonano fresche e brillanti. Invece il popolo conformista adora la Mina
della tecnica pura, quella che canta “Brava” (senti come sono brava… salgo su, salgo su, poi scendo giù, poi risalgo su…) dove c’è solo lo sfoggio saccente della pura tecnica. E al massimo visualizzi un ascensore.
Ma alla fine perché la grande (lei sì) Patty Pravo ha ragione? Ha ragione quando esorta Mina ad avere più coraggio, a parte quello di presentarsi di persona se decide di esserci al Festival (e non solo per fare lo spot all’ennesimo, inutile cd in uscita), credo intenda soprattutto che debba avere più coraggio come artista, cercando di tirar fuori qualcosa di nuovo e di vitale, non il solito cd all’anno fatto di cover o di pezzi anonimi che infatti nessuno si ricorda. Patty Pravo è uno spirito libero, merce rarissima oggi, e lo dimostra quando canta, soprattutto “come” canta oltre a quando parla, cammina, sorride. Una che conosce l’autoironia ma sa anche essere l’ultima Diva in circolazione. Lei ha capito che cantare ha a che fare con l’emozione. Vaglielo a spiegare a Mina. Una Mina dovrebbe brillare, no?
Invece, che tristezza monumentale.

(già pubblicato nel 2009 su Il Quotidiano della Basilicata)

martedì 26 ottobre 2010

Onde per cui si muove il mare, Ermes 1995, pag.24






Il bue dormiva
nel buio della stalla.
In cucina
i suoi occhi friggevano in padella.

lunedì 25 ottobre 2010

Temporali, zerozerosud 2002, pag.93













Col passar del tempo
senza nessun sacrificio
mi sono trasformato
in un vaffanculificio.

domenica 24 ottobre 2010

Sempre cara mi fu quest'ernia al colon, Il libro dei fincipit, Mondadori 2007













alcuni pezzi miei



Ecco, la musica è finita
gli amici se ne vanno
e adesso
chi li lava tutti quei cazzo di bicchieri?

Umberto Bindi, La musica è finita
(pag.29)




Guido piano
e da dietro mi clacsonàno.

Fabio Concato, Guido piano
pag.62



I cipressi che a Bòlgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
tutti me li sono fatti
quando ho perso il controllo della mia Jaguàr.

Giosuè Carducci, Davanti San Guido
pag.80

Sempre cara mi fu quest'ernia al colon, Il libro dei fincipit, a cura di A.Bonino e S.Andreoli, Mondadori 2007












Il fincipit è un gioco semplice e meravigliosamente divertente. Si prende l'incipit di un'opera famosa, sia essa un romanzo, una poesia o una canzone. E proprio nel bel mezzo della sua solennità, si inserisce una frase, un verso, un colpo di frusta comico che la porta inesorabilmente verso una conclusione brusca ed esilarante.

(dalla prefazione di Stefano Bartezzaghi)

sabato 23 ottobre 2010

Una microrecensione

Un gioiello di poesia applicata al calcio in tutti i suoi aspetti immaginativi. Ma anche solo da un punto di vista strutturale. E' diviso in due parti (primo e secondo tempo) di 45 pezzi (minuti) ciascuna. Una partita di calcio letterario. A fine lettura ci vuole una doccia simbolica per tornare alla prosa uggiosa del quotidiano (come quella, nevrotica, delle telecronache tecniche di Salvatore Bagni che non ti lascia neanche un secondo di silenzio per respirare, immaginare, contemplare).


(Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi 2010)

venerdì 22 ottobre 2010

Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi 2010















Secondo tempo
19’
Palleggi, palleggi in un pomeriggio d’estate. Quel bambino concentrato, solo col suo pallone, era capace di passare ore, pur di superare il numero di tocchi che si era prefissato. Non allegro, ma assorto, pienamente consacrato al mio compito. Una buona
approssimazione alla felicità. Forse per questo ho cominciato a scrivere.

giovedì 21 ottobre 2010

Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi 2010













Primo tempo

43’
Mio figlio mi fa notare il particolare modo di correre dei giocatori africani. E’ vero, è un altro passo, un altro sport. C’è la stessa differenza che distingue, nei cavalli, il trotto dall’ambio. Hanno un’oscillazione tutta loro. Sembrano lenti, ma invece possono scattare come pochi. Dietro questa maniera di caracollare, c’è la tragedia di un continente intero: è come se si fossero allenati per secoli con le catene ai piedi. Ecco, ora le hanno tolte. Da qui, quell’andatura sghemba e selvaggia, quelle accelerazioni rresistibili.

martedì 19 ottobre 2010

Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi 2010













Primo tempo

14'
Eravamo a metà partita, in un campetto sul lungofiume, quando dal cielo piomba in mezzo all’erba un pesce gigantesco, un pesce sacro. Un tonfo sordo. Immobile, per terra, e tutti intorno in cerchio, officianti di un qualche strano rito. L’avrà lasciato cadere un gabbiano, disse qualcuno, e certo sarà andata così. Ma mi rimase un senso di stupore e sbigottimento. Poi riprendemmo a giocare.

domenica 17 ottobre 2010

Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese a cura di M.Riccò e P.Lagazzi, BUR 2008, pag.228

Shibakusa ya
Kagerou hima o
Inu no yume



Tappeto d'erba. Baluginìo
delle onde calde dell'aria-
sogno d'un cane.


Soseki Natsume
(1867-1916)

sabato 16 ottobre 2010

Massimo Raffaeli, Sivori, un vizio, Italic 2010, pag.173













In morte di Giacomino Bulgarelli
L'estate del '66, fu l'estate di Bobby Charlton, campione del mondo con i bianchi di Inghilterra, a Wembley, dopo un'acerrima e discussa finale contro la Germania Ovest, ma quella stessa estate, in Italia, fu la gelida estate di Edmondo Fabbri e Giacomino Bulgarelli, entrambi ritenuti responsabili dell'estromissione al primo turno della Corea del Nord. Fabbri venne cacciato a pomodori dalla guida della nazionale, mentre il suo pupillo Bulgarelli, del tutto incolpevole (perché, strappato, contro la Corea era stato fermo un'ora all'ala destra), ne venne per sempre marchiato. [...]

Sebastiano Vassalli e Giovanni Tesio, Un nulla pieno di storie, Interlinea 2010, pag.106













... Un mio amico di lunga data è lo scrittore o, come si definisce lui stesso: il vice-poeta Attilio Lolini di Siena. Secondo me, questa di vice-poeta è una definizione azzeccata. Anche se nel mondo ci sono miliardi di esseri umani che si considerano (Dio ce ne scampi e liberi!) poeti, i poeti veri e grandi sono rarissimi, quattro o cinque per secolo in tutto il pianeta. Essere vice-poeti è già molto, è comunque non è cosa da tutti...

venerdì 15 ottobre 2010

Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi 2010, 4a di copertina













In cortile non c’è più nessuno, è pomeriggio, ha appena smesso di piovere e si sentono solo i colpi lenti della sfera che batte e rimbalza, echeggiando fin nella tromba delle scale. Rimbombi profondi, cardiaci, e il rimbalzo.
La mia infanzia è segnata da questo metronomo. E’ così che ho imparato il controllo di palla.

mercoledì 13 ottobre 2010

Carlo Bordini, Manuale di autodistruzione, Fazi 2004, pag.62












Martedì
Arriva Attilio Lolini per una lettura al Flaiano: E’ noiosissima, con tutte quelle vecchie. Noi stiamo fuori. Dario Bellezza, Antonio, Tommaso triste e in crisi (ho saputo poi che l’hanno trasferito a Ravenna; una cosa terribile) e Alberto Toni sempre ubriaco: Bellezza parla di scrivere un “Nuovo inferno”. Veneziani distribuisce Brown Sugar. Lolini è serafico, scrive poesie dolorose, una linea nuova, a volte un po’ sbavata; vorrei capire meglio. Vado a letto presto, non
voglio ubriacarmi, sto male. Alla lettura viene Gabriella con un uomo, abbiamo un rapporto freddissimo, come se fossimo entrambi imbarazzati. Qualche giorno fa ho saputo di reazioni violentissime – in senso positivo – al mio libro. C’è gente che lo vive con un’intensità enorme. Alessandro Ricci e i suoi amici.
Manni dice che la distribuzione del mio libro va bene a Roma.

Seneca, L’arte di vivere, (introd. Luca Canali, a cura di Anna Maria Rindi), pillole BUR 2010, pag. 17

LETTERA 1
L’uso del tempo

Fa’ così, caro Lucilio: renditi veramente padrone di te e custodisci con ogni cura quel tempo che finora ti era portato via, o ti sfuggiva.
Persuaditi che le cose stanno come io ti scrivo: alcune ore ci vengono sottratte da vane occupazioni, altre ci scappano quasi di mano; ma la perdita per noi più vergognosa è quella che avviene per nostra negligenza. Se badi bene, una gran parte della vita ci sfugge nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla, tutta quanta nel fare altro da quello che dovremmo.
Puoi indicarmi qualcuno che dia giusto valore al suo tempo e alla sua giornata, e che si renda conto com’egli muoia giorno per giorno?

martedì 12 ottobre 2010

Seneca, La brevità della vita (a cura di Alfonso Traina), BUR 1993, pag.91







XVIII.
Stàccati dunque dalla folla, Paolino carissimo, e dopo tante traversie non proporzionate ai tuoi anni, ritìrati finalmente in un porto tranquillo. Pensa quanti flutti hai affrontato, quante tempeste private hai sofferto, quante pubbliche ti sei attirato; già abbastanza si è messo in luce il tuo valore attraverso prove faticose e turbolente: sperimenta quel che può fare in assenza di impegni.

domenica 10 ottobre 2010

sabato 9 ottobre 2010

Tommaso Pisanti, Poesia del novecento americano, Guida 1978, pag.59-61







Carl Sandburg
(1878-1967)
Da Il Popolo, sì

Raccontano storielle
di un grattacielo tanto alto che s'aggiunsero cerniere
ai due ultimi piani per far passare la luna,
di un raccolto di granturco nel Missouri quando le radici
talmente s'allungarono e tant'acqua si bevettero
che il letto del Mississippi in quell'anno si seccò,
di focacce così sottili che avevano un solo lato,
di "una nebbia così spessa che ne rivestimmo il granaio
e sei piedi ancora",
di Pecos Pete che montò il ciclone in Texas
e lo cavalcò fino alla costa dell'Ovest dove
"si sciolse in pioggia sotto di lui",
dell'uomo che condusse uno sciame d'api
per le Montagne Rocciose e il Deserto
"e non perse neppure un'ape",
della stretta curva di una ferrovia
dove il macchinista può toccare dal suo gabbiotto
l'ultimo vagone e sputare in un occhio al controllore,
del ragazzo che salito su un granturco
che cresceva molto in fretta
vi sarebbe morto di fame
se non gli avessero lanciato dei biscotti,
dei lunghi baffi d'un vecchio:
"Quando il vento era a favore
quei lunghi baffi
arrivavano almeno un giorno prima di lui"
[...]

Lampadine, Ermes 1998, pag.27







Detesto
la poesia emolliente
che ti ammoscia come un savoiardo
nel latte bollente.
Amo la poesia tosta
che è meno casta
ma più eccitante
tesa come un'asta
e più penetrante.

venerdì 8 ottobre 2010

Dorothy Parker, Resume

I rasoi fanno male
i fiumi sono freddi
l'acido lascia tracce
le droghe danno i crampi
le pistole sono illegali
i cappi cedono
il gas è nauseabondo...
Tanto vale vivere.

giovedì 7 ottobre 2010

Soren Kierkegaard, La ripetizione, Bur 2008, pag.118

Il mio amico è poeta, ed è intrinseca ai poeti questa fede esaltata della donna. Io, con rispetto parlando, sono prosatore. Per quanto concerne l’altro sesso, ho la mia propria opinione, o più precisamente non ne ho proprio alcuna, giacché soltanto assai di rado ho visto una ragazza la cui vita si lasciasse inquadrare in una categoria. Mancano quasi sempre della coerenza richiesta perché si possa ammirare o disprezzare una persona umana.

martedì 5 ottobre 2010

lunedì 4 ottobre 2010

Lampadina

Pulì
la sua macchina
da scrivere
con dell'alcool.
Poi cominciò a fare
battute di spirito.

domenica 3 ottobre 2010

William Carlos Williams (1883-1963)






La carriola rossa

Tanto dipende
da
una rossa
carriola
smaltata d'acqua
piovana
accanto a bianchi
pulcini.

Erik Satie, Quaderni di un mammifero, Adelphi 1980













"Siate brevi" è il solo consiglio che abbia mai consentito a dare. "L'artista non ha diritto di disporre inutilmente del tempo del suo ascoltatore"

Erik Satie

sabato 2 ottobre 2010

Un vecchio dubbio






Ma Rosy Bindi
ed Ermete Realacci
son fratelli gemelli?

proprio così






"Concetto italiano
della poesia:
qualcosa di opprimente
e da riverire"

Ezra Pound