sabato 13 febbraio 2016

Apocalissi quotidiane

 Dopo l'invasione di quelle piccole cavallette (le anguste), tutti a casa a lavarsi i piedi (il pediluvio universale). In pizzeria ieri mi hanno detto che "non esiste più la quattrostagioni", intanto in città le polveri sono sottili e le persone grossolane. A casa in preda a un certo spleen, vedendo sgocciolare il rubinetto, mandando una casta maledizione alla guarnizione, pensando alla falsa fucilazione di Dostoevskij (si sarà sentito un idiota) e alla rivoluzione d’ottobre, quella autunnale, con milioni di foglie morte, tutti gli anni, e nessuno che dice niente. Tutti muti dietro alla rata mensile del mutuo senza il soccorso perché qualcuno mi inseguiva e per la fretta non ho detto manco Scusate le spalle e obtorto collo ho risolto il problema con un voltaren senza voltarmi più indietro cercando la chiave giusta tra quelle di San Pietro, mentre la porta si chiudeva e il portone pure restava chiuso. Rimasi lì ottuso aspettando il terremoto, la peste, Pierino, lo tsunami, Pupo e i sette nani, mentre cominciava a scendere la bianca neve come un pleonasmo. Un cataclisma catartico. Un asma polare cominciò a circolare. E tutti cominciarono a chiedersi di che colore era il cavallo nero di Napoleone? Che numero fa il 118? E quando dev’essere la circonferenza della panza per chiamare finalmente l’ambulanza?

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