Dopo l'invasione di quelle piccole cavallette (le
anguste), tutti a casa a lavarsi i piedi (il pediluvio universale). In pizzeria
ieri mi hanno detto che "non esiste più la quattrostagioni", intanto
in città le polveri sono sottili e le persone grossolane. A casa in preda a un certo
spleen, vedendo sgocciolare il rubinetto, mandando una casta maledizione alla
guarnizione, pensando alla falsa fucilazione di Dostoevskij (si sarà sentito un
idiota) e alla rivoluzione d’ottobre, quella autunnale, con milioni di foglie
morte, tutti gli anni, e nessuno che dice niente. Tutti muti dietro alla rata
mensile del mutuo senza il soccorso perché qualcuno mi inseguiva e per la
fretta non ho detto manco Scusate le spalle e obtorto collo ho risolto il
problema con un voltaren senza voltarmi più indietro cercando la chiave giusta tra
quelle di San Pietro, mentre la porta si chiudeva e il portone pure restava
chiuso. Rimasi lì ottuso aspettando il terremoto, la peste, Pierino, lo tsunami,
Pupo e i sette nani, mentre cominciava a scendere la bianca neve come un pleonasmo.
Un cataclisma catartico. Un asma polare cominciò a circolare. E tutti
cominciarono a chiedersi di che colore era il cavallo nero di Napoleone? Che
numero fa il 118? E quando dev’essere la circonferenza della panza per chiamare
finalmente l’ambulanza?
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