domenica 31 luglio 2011

L'ultimo Tram, Manni 2009, pag.15











PENSOSISSIMI POETI

Poeti
dai penosissimi
neri pensieri
gli unici pensieri seri
profondi almeno due metri
da calare nella fossa
con aria tetra e tetragona
fino all’agognata agonia.
Io
come disse quel tale
“preferisco il rumore del mare”
(e scherzare)
come mi piace e pare.

Lucio Tufano, "Lo Sconfittoriale. Sud, genio e potere", Calice 2010

Lo sguardo vispo degli artisti ieri... e oggi


Bella epopea quella narrata nel brillante stile tufanesco in questo “Sconfittoriale”, Calice 2010. Lucio Tufano parte con slancio con un preambolo dallo sfiziosissimo titolo “Quando ti fotte il genio”. Pone la questione del talento e del successo. Cita dannunzianamente il caso (unico) di D’Annunzio. Sottolinea il valore che la letteratura ha dato alla figura degli sconfitti, inetti, perdenti, contrapposti al carrierismo dei conformisti organici al potere. Riprende poi la sua polemica sul levismo, spiegando come, una cosa è riconoscere l’importanza della figura di Carlo Levi, per quella generazione di intellettuali, in quel preciso periodo storico, un’altra, è continuare a vedere, ancora oggi, nel Cristo si è fermato a Eboli, un riferimento ineludibile, sul piano letterario, sociologico e antropologico per la realtà culturale lucana. Lo stesso dicasi per il grande Rocco Scotellaro e la questione contadina. Da allora, molto, quasi tutto è cambiato. E’ emotivamente coinvolgente il lavoro che fa Lucio Tufano su quel periodo (anni ’50-’60), rievocando quel gruppo di vivaci amici, pittori, scrittori, poeti e intellettuali che gravitavano attorno alla libreria del poeta Vito Riviello che hanno segnato una stagione irripetibile. Ricorderei anche Gian Domenico Giagni che per primo in Italia tradusse per Guanda le poesie di Prévert. Molto bello nello “Sconfittoriale” il repertorio fotografico. Invidiabile. Oggi, la nostra generazione, è dedita più all’autoscatto. A una forma di onanismo megalomane, sul web, su face-book, senza quell’allegria cameratesca che si legge negli occhi di quei ragazzi così creativi.
Però, è anche vero che dopo gli anni '70, qualcosa pure d'altro e di buono è accaduto: il gruppo di "Poesia '90" (Nico Nappa, Biagio Cappa, Leonardo D’Aria, Cinzia Valentini, Maria Teresa Imbriani, Anna Macchia, Rocco Nella, Giuseppe Zafarone e il sottoscritto) che negli anni 1985-1986 hanno operato attivamente a Potenza con letture pubbliche, poesie su manifesti murali, incontri con poeti di levatura nazionale. Il potentino Beppe Salvia a Roma, negli anni ottanta scriveva su “Prato pagano” e fondava con Marco Lodoli, Arnaldo Colasanti, Claudio Damiani la rivista “Braci”. Rocco Brindisi esordiva in un’antologia poetica nella mitica collana bianca dell’Einaudi. Raffaele Nigro pubblicava “I fuochi del Basento”, caso letterario per il clamoroso successo di pubblico e di critica. Vanno citati poi scrittori arrivati alla ribalta nazionale come Mimmo Sammartino, (Sellerio), Cinzia Zungolo, (Rizzoli), il giovane e poliedrico Andrea Di Consoli, (Rizzoli) Giuseppe Lupo (Marsilio), finalista al prossimo Campiello. Mariolina Venezia (Einaudi), che il Campiello l’ha vinto nel 2007. Gaetano Cappelli autore di un capolavoro come “Parenti Lontani” (già nel 2000 con Mondadori) e che, grazie alla sua scoperta recente di Antonio D’Orrico del Corsera, sta vivendo un gran momento di popolarità con la ristampa di tutta la sua opera mentre continua a sfornare nuovi romanzi col suo solito inconfondibile brio. Va citato anche, nel giornalismo, Camillo Langone (“Panorama”, “Il Foglio”), che è una penna acuta e felicemente atipica. Ma anche nell’arte, non dimenticherei i pittori del dopo Falciano, Castaldo, Lettieri, Guerricchio, Masi, Ranaldi. Penso in primis a Marco Santoro, Giovanni Cafarelli, Felice Lovisco, animatori, con Rino Cardone della rivista “Perimetro”, artisti come Gerardo Cosenza e Rocco Aristide Guarino. Ma molti altri ancora andrebbero citati, Enzo Bomba, Salvatore Comminiello per es., fino ai giovanissimi Silvio Giordano ed Elisa Laraia.
Sarebbe bello ci fosse oggi un Tufano, nato negli anni '60, capace di raccontare questa nuova storia artistica lucana. Nello “Sconfittoriale”, dopo aver, giustamente, molto bacchettato l’atteggiamento provinciale che sempre ostacola per insipienza o per invidia il talento locale, lo ignora, lo bistratta, lo confonde con la mediocrità diffusa, mettendo perfidamente (o per pura ignoranza) tutti sullo stesso piano, i bravi e i pessimi, secondo me, anche Lucio Tufano scivola, un po’, in quell’atteggiamento di negazione dei nuovi talenti, (da Après moi, le déluge), dopo la bella stagione che ha vissuto da protagonista. Diciamo che almeno un accenno su una storia che ha avuto un suo sviluppo, in chiusura del saggio, me l’aspettavo. O forse esulava dallo specifico compito che si era prefissato l’Autore. Certo, dopo gli anni sessanta, non c’è più stata una realtà culturale condivisa, a parte qualche episodio durato poco (il “Gruppo ‘90” dei poeti, o la rivista “Perimetro” e il “COSPIM”, collettivo di scultori, pittori, incisori, musicisti), ma nuovi talenti sono comunque emersi, per fortuna, solo che hanno fatto strade individuali, solitarie e per questo anche più dure. E rispetto a quella stagione, dove anche le identità politiche e ideologiche erano ben definite, (la DC, il PSI, il MSI, il PCI), oggi è ben più difficile schierarsi, oggi che il potere è nelle mani di una classe genericamente democristianizzata. Questo, di sicuro, ha acuito la solitudine degli artisti. Dove stanno i loro interlocutori? I loro valorizzatori? Da chi viene apprezzata in questa regione la cultura? Da quali politici, da quali intellettuali? Per fortuna, i più bravi, i riscontri li trovano altrove.
Segnalo, infine, all’editore e all’Autore un piccolo refuso (pag. 197). Il professore di Liceo a cui va un ringraziamento per la vita spesa per la cultura e per la scuola, insieme ai Tramice, Gagliardi, Franculli, Lichinchi, Tomasillo... è il Prof. Giuseppe Tramutoli (e non, Tramutola). Lo so per certo. Come lo so? Lo so perché era mio padre.


(uscito oggi su Il Quotidiano della Basilicata)

sabato 30 luglio 2011

Come sotto... a pag.85












Dal negozio inglese sulla Prospettiva Nevskij arrivava una processione ininterrotta di prodotti confortevoli e di qualità: torte di frutta, sali da bagno, carte da gioco, puzzle, blazer a righe, palle da tennis bianche come talco.

Nabokov, Parla, Ricordo, Adelphi 2010, pag. 88












In Incompreso, il destino di Humphrey ti faceva venire uno speciale groppo alla gola, ben più che nei racconti di Dickens o di Daudet (grandi inventori di groppi)...

Debolezze di Potenza















Potenza da Città della Cultura a
Città di Teri Volini


E' più di un anno ormai che sui muri cittadini campeggia un telo raffigurante la grandissima artista Teri Volini,nota per il suo grandissimo impegno ambientalista. Sulla foto c'è impresso lo slogan originalissimo: IO SONO UNO CON L'ARIA. Che dopo un paio di mesi diventa: IO SONO UNO CON L'ACQUA, e dopo altri due mesi: IO SONO UNO CON GLI ALBERI. Ora, calcolando le possibili varianti naturaliste, IO SONO UNO CON..... le nuvole, il sole, le stelle, la luna, le montagne, le pietre di fiume, i passerotti, le cicale, le formiche, le farfalle, il vento, la pioggia, la neve, la polvere,i cespugli,l'erba, i laghi, i falchi, i lombrichi e si potrebbe andare avanti per ore... calcolando tutte queste varianti, si può dedurre che l'effigie di Teri Volini, ci farà compagnia almeno fino al 2022, più o meno. Mi avvicino per capire chi firma e paga l'iniziativa. Leggo La Regione Basilicata, il Comune di Potenza e l'ACTA. Ah, ora capisco, l'ACTA, giustamente.


(pubbl. il 29.7.11 sul Quotidiano della Basilicata)

venerdì 29 luglio 2011

inventiva e ortopedia

Se sei
un poeta
eterodosso
prima o poi
qualcuno
ti romperà
qualche osso.

giovedì 28 luglio 2011

autoritratto













io stesso se m'incontrassi
mi darei del rompicazzi.



(Lapsus, Tracce 1988, pag.22)

mercoledì 27 luglio 2011

Un incipit... oscillante




La culla dondola sopra un abisso e il buonsenso ci dice che la nostra
esistenza è solo un breve spiraglio di luce tra due eternità fatte di
tenebra.




(Vladimir Nabokov, Parla, ricordo, Adelphi 2010, pag. 21)

martedì 26 luglio 2011

domenica 24 luglio 2011

liberazione

Per chi scrive, la conquista di una propria intonazione, di una propria voce, è un avvenimento pari, in quanto a forza, alla liberazione...

Sergej Gandlevskij


(Poeti russi oggi, Schewiller 2008, pag.67)

amarezza

Che amarezza
quando finiscono
i dolci.

eccesso di dolcezza












Datteri

Sono utti ttaccati



(Vasco Mirandola, Non urlare che mi rovini il prezzemolo!, Ed.dello Zibaldone,1990, pag.85).

venerdì 22 luglio 2011

La curia è peggiore del male, a volte.

La prima tangentopoli
cominciò con Chiesa.
Questa, con Papa.

Scusa Giosuè, vabbè?









I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar
tutti me li son fatti
quando sbandai con la mia Jaguàr.


Giosuè Carducci, Davanti San Guido (da Sempre cara mi fu quest'ernia al colon, il libro dei Fincipit, a cura di A. Bonino e S. Andreoli, Mondadori 2007, pag.80)

L'ombra del falco obeso, di Gaetano Cappelli














Il romanzo breve, dal titolo lunghissimo, L’ombra del falco obeso e la Corvette di Springsteen ovvero Il potere delle maledizioni sul destino degli uomini con una stima molto ma molto approssimativa del loro tempo di realizzazione di Gaetano Cappelli, a me pare più un saggio, (oltre che di bravura), comico-antropologico che riassume, in chiave parodistica, usi, leggende, scaramanzie e rituali apotropaici che rimandano a quel cult di De Martino che è Sud e Magia.
Con la dovuta, direi, distanza ironica e di brillante cinismo di uno scrittore in grande forma. Da scompisciarsi l’uso di certi lessici, quello anglo-pietragallese della Maga Nancy o quello tursitano del Vate Innominabile. Precisa nella sua malinconica ilarità, la ricostruzione di uno di quei migliaia di premi di provincia con i suoi tipi fissi: il prof universitario che parla dei fatti suoi, l’organizzatore pasticcione, la bella presentatrice che non sa quel che dice, le patetiche celebrità locali e un’umanità varia che confluisce nell’inevitabile cena con le autorità e gli sponsor, ringraziati nell’estenuante discorso d’apertura. Una perla, un vero colpo d’ala (visto che nel racconto gli uccelli sono la chiave di tutto), è la citazione di una canzone dei Pink Floyd (Several Species of Small Furry Animal...)
(link pezzo http://youtu.be/RjbdjHmPcc4

costruita su una ruota di fonemi per spiegare una suggestione onomatopeica, magica, oniricornitologica, dove la reincarnazione diventa una dannazione, uno sberleffo ma anche una consolazione, a seconda dello sviluppo dei destini e dei casi della vita terrena degli uomini.


(pubblicato oggi su Il Quotidiano della Basilicata)

giovedì 21 luglio 2011

Gaetano Cappelli, L'ombra del falco obeso

...considerando come dall'età in cui si sogna che le donne ti dicano sì sia ormai passato a quella in cui si spera che dicano no.

(pag.76)

martedì 19 luglio 2011

misantropia e critica sociale












Il misantropo detesta la socievolezza perché vede in essa il tradimento di quanto c'è di più prezioso nell'uomo: pur di andare d'accordo col mondo e con le sue convenzioni, l'uomo soffoca anzitutto in se stesso i migliori impulsi alla verità e alla giustizia. Degrada e tradisce la propria più intima umanità sacrificandola all'accordo con ciò che è stabilito dall'umanità associata e socievole.


(Alfonso Berardinelli, Che intellettuale sei?, Nottetempo 2011, pag.47)

lunedì 18 luglio 2011

sabato 16 luglio 2011

una collana di teste d'aglio

Lo share
della Sciarelli
(chi l'ha visto lo sa)
è la prova
che viviamo
in un castello
della Transilvania.

papale

Arrestato un Papa
se ne libera un altro.

venerdì 15 luglio 2011

anfibi

Ho visto
un torrente in piena
e sopra la scarpata
l’insegna: La Rapida.

mercoledì 13 luglio 2011

made in Cina

Dal ventilatove
un vento cinese
allevia
questo tollido
caldo senegalese.

martedì 12 luglio 2011

Col mare di notte in una stanza

elvetica selvatica

*
Ho visto in una banca
un orologio svizzero
a forma di mucca
di cioccolata bianca.

c'è poesia... e poesia

Alle vette
della poesia
preferisco
la poesia
delle tette.

domenica 10 luglio 2011

Mare di notte, acrilico su stoffa su tela 80x100

Herpes & Tabù













Lagnandosi mi mostrò
l'herpes sulla bocca.
Poi mi disse:
Scusa lo sfogo.




(L'Ultimo Tram, Manni 2009, pag.20)

venerdì 8 luglio 2011

Pesce rosso e bottiglie, acrilico su carta 35x50, 2004

Amici

Quando smetti di annuire, acconsentire, applaudire, gli amici (a questo servono?), spariscono.

giovedì 7 luglio 2011

Lolita, acrilico su tela 24x34, 2001





Lo so, lo so, che la foto è un po' sfocata... ma non ne ho altre, pardon

Quadrare: la contabilità di un pittore.

Inedito d'Autore di oggi con il Corsera

Leggo questo raccontino di Edoardo Nesi, "Miracolo inevitabile", non è manco brutto. A parte l'incipit imbarazzante, con quella pausa impregnata d'enfasi, teatrale, alla Baricco: L'inverno, all'improvviso. Si tratta di una partita di pallone su un campetto di periferia, tra una squadra di poveri e una di benestanti. Il miracolo è un pallonetto da quaranta metri che chiude la partita e il racconto. Peccato che dentro ci siano cose come queste: "Sortono" per dire escono, "a quell’età, per Dio, non si è mai stanchi", (per Dio?), una Francesca che l' autore si scorda dopo due pagine di aver già nominato, come se non l’avesse manco riletto, il suo racconto. E un gioco sumero, (far uscire la sabbia dai pugni chiusi) che cita, stucchevolmente, tre volte in tre pagine, a cui si dedica il ragazzino in porta, prima di essere sorpreso da questo miracoloso pallonetto. Parafrasando il poeta, Tu chiamale se vuoi, distrazioni...


PS
Nel frattempo, questo fuoriclasse, ha vinto il premio Strega. Auguri!

mercoledì 6 luglio 2011

Francis Bacon, La brutalità dele cose, Quaderni di Pier Paolo Pasolini, 1991, pag.94













Ci sono giorni in cui il lavoro sembra venire con grande facilità: ma non accade spesso e non dura a lungo. E non so se è meglio di quando lavoro per disperazione, per frustrazione. Se le cose vanno male, ci si sente più liberi di guastare tutto aggiungendo altro colore alle immagini appena fatte. C'è più abbandono ed è per questo, forse, che la disperazione serve di più. Per disperazione uno si ritrova a fare qualcosa di più radicale, ad accettare di più il rischio.

domenica 3 luglio 2011

alla maniera di Emily Dickinson

Questa
è la mia lettera al mondo
per dire che tanto
se pure mi scrive
io non rispondo.