Esce da Fazi «Balistica», la raccolta dell' autore di versi più amato dal pubblico e dalla critica negli Stati Uniti Billy Collins: senza humour non c' è poesia
«Che cosa mi ha influenzato? I cartoni animati, il latino e le riviste di bridge» L' accusa In una intervista con Franco Nasi, Collins rimprovera professori e critici di voler «legare la poesia con una corda a una sedia e torturarla finché non confessi»
Se i milanesi continuano a sostenere che Alda Merini è un grande poeta, finisce che chiedo asilo poetico alla città di New York. Lì sanno cos' è un grande poeta. Uno come Billy Collins. Un top writer , nel senso che leggerlo cambia la percezione delle cose della vita (e della morte). Se non conoscete Billy Collins ecco il suo biglietto da visita: le poesie intitolate Balistica che Fazi sta per pubblicare. Fermi. Non cominciate a dire che non leggete poesie perché nelle poesie non succede mai nulla, perché spesso non si capisce un cavolo e perché non si ride mai. Avete perfettamente ragione. Ma le poesie di Collins sono tutto un altro paio di maniche. Permettete che ve ne racconti una. C' è una poesia in cui Billy si accorge, mentre si versa un bicchiere di vino al tramonto in un suo solitarissimo happy hour , di non aver rivolto parola ad anima viva per tutto il giorno. Poi si ricorda che non è così. Ha parlato con una tartaruga incontrata durante la passeggiata che fa ogni mattina prima di mettersi al lavoro. E poi anche con la sua cagna che lo ha ascoltato, piegando «la testa di qua e di là», mentre lui le spiegava che ancora non era l' ora di cena e doveva starsene buona sdraiata davanti alla porta. Però una volta Billy l' ha passato davvero un intero pomeriggio in silenzio assoluto. Fu quando si trovò in un convento di monaci camaldolesi. Monaci così severi che, come gli aveva spiegato la guida che lo accompagnava, al confronto i benedettini (dal cui ordine i camaldolesi si erano staccati nell' undicesimo secolo) sembravano «un gruppo di Hells Angels». Sì, conclude Billy, quello al convento è stato l' unico pomeriggio di quiete di una vita in cui ha parlato senza freni, in cui «ho suonato senza sosta il clacson dell' ego». Perché la voce è «un piccolo re che deve dire sempre la sua». Ve ne posso raccontare un' altra? Grazie. Ce n' è una che si intitola Ippopotami in vacanza e, al primo verso, Billy premette che se ci fosse un film col titolo Ippopotami in vacanza se lo vedrebbe volentieri. La poesia continua con Billy che immagina di vederselo davvero il film Ippopotami in vacanza , in un cinemino di quartiere mangiando popcorn e bevendo Coca-Cola mentre, nella pellicola, centinaia di ippopotami sguazzano divertendosi un mondo nel fango di un fiume e aprendo, ogni tanto, le loro bocche enormi «solcate da grandi e tozzi denti». A un certo punto, come succede vedendo «ogni grande film», Billy ha la sensazione di trovarsi nello stesso tempo seduto al suo posto in platea e dentro lo schermo a giocare con gli ippopotami. Alla fine, uscendo dal cinema tutto felice, Billy viene folgorato da un pensiero che gli rovina la festa, il pensiero che un critico «dall' animo meschino» recensendo Ippopotami in vacanza chiederebbe: «In vacanza da che cosa»? Billy Collins ce l' ha a morte con critici, recensori e professori (forse anche per questo stravedo per lui). In una lunga e bella intervista rilasciata a Franco Nasi (benemerito curatore e traduttore di Balistica ), Collins dice che la sola cosa che i professori, i critici e compagnia cantante vogliono fare della poesia «è legarla con una corda a una sedia», «torturarla finché non confessi», picchiarla con un tubo di gomma «per tirar fuori che cosa davvero vuol dire». All' argomento, che gli deve proprio stare a cuore, Collins dedica una poesia. Ve la racconto anche perché è un tipico esempio del senso dell' umorismo del poeta newyorkese. La poesia comincia con Billy che chiede ai lettori se c' è qualcuno che voglia unirsi a lui per prendere a sassate quegli insegnanti che, dopo aver fatto leggere una poesia, domandano immancabilmente agli studenti: «Che cosa sta cercando di dire il poeta»? Una domanda che fa andare Collins su tutte le furie perché presuppone che poeti immensi come Thomas Hardy o Emily Dickinson non siano riusciti a spiegare bene che cosa volessero dire con i loro versi. Insomma, conclude Collins con sarcasmo, quei grandi poeti non ce l' hanno fatta «ma noi nella classe di Inglese della terza ora della prof Parker / qui al liceo di Springfield ce la faremo». A proposito di domande immancabili, Franco Nasi chiede a Collins che cosa lo ha più influenzato poeticamente parlando. Lui cita tre cose. La prima: «I cartoni animati di Warner Brothers», ai quali è rimasto devoto anche da adulto. Collins non lo dice ma, secondo me, pensa che un poeta è come Wile Coyote quando, inseguendo Beep Beep, finisce per cadere nel burrone ma prima di precipitare rimane sospeso in aria per un secondo che sembra interminabile continuando a correre nel vuoto. La poesia deve essere come quell' attimo in cui si galleggia sull' abisso. Poi si sprofonda. La seconda cosa che lo ha più influenzato poeticamente è stato il latino. Quando faceva il chierichetto Collins imparò «le risposte in latino alla messa» ma le imparò a pappagallo, cioè le mandò a memoria senza capirne il significato. Ma la suggestione di quei suoni arcani non l' ha più dimenticata. La terza cosa che lo ha molto influenzato poeticamente sono le rubriche di bridge delle riviste. Collins non sa giocare a bridge e ne ignora le regole, però divora quelle rubriche perché ci trova dentro un linguaggio quasi esoterico con frasi tipo: «Sud vince con l' asso del morto, prende l' asso di picche e taglia quadri». Una frase che, se la leggete con attenzione, evoca, in sole tredici parole, sia l' atmosfera dell' Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson sia la suggestione del Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Cosa posso dirvi ancora di Billy Collins, 70 anni, poeta laureato del Congresso degli Stati Uniti dal 2001 al 2003 ma anche poeta amatissimo e popolare? Forse la cosa migliore è raccontarvi ancora altre sue due poesie. Una sembra un western. Comincia con Billy che guarda la foto a scatto ultrarapido «di un proiettile che aveva appena perforato un libro» facendone scoppiare le pagine. A Billy viene la curiosità di sapere qual è «il libro giustiziato». Scopre che è di un poeta che non ammira. E allora immagina che la pallottola buchi a 840 metri al secondo le pagine del poeta non amato e sfrecci senza incontrare molta resistenza attraverso le poesie della sua infanzia «e quelle sullo stato deprimente del mondo» e poi, finalmente, passi la foto dell' autore «attraverso la barba, gli occhiali rotondi, / e quello speciale cappello da poeta che gli piace indossare». L' altra poesia è un film horror. Comincia con la notizia che è morto un vicino di casa di Billy, molto più giovane del poeta e con un figlio. Billy teme che la morte abbia fatto confusione con gli indirizzi. Forse perché pioveva. Forse perché i numeri sulle cassette della posta erano troppo piccoli. Qualunque sia la ragione, la macchina scura della morte ha imboccato il vialetto sbagliato. Non doveva andarsene il vicino, un uomo ancora giovane e con un figlio giovane, sarebbe stato più giusto che quella sorte fosse toccata al poeta, non più giovane e senza figli. «Il peso dei miei abiti, non dei suoi / potrebbe essere appeso nell' oscurità di un armadio oggi», se solo la morte «si fosse piegata a pulire il vetro / dalla nebbia con una manica vuota». Ora basta così con la poesia, lasciamo che Wile Coyote si spiaccichi al suolo.
**** Biografia****
Nato nel 1941, Billy Collins è uno dei poeti più noti negli Usa. È stato nominato Poeta laureato degli Stati Uniti nel 2001 e ha detenuto il titolo fino al 2003. Insegna all' Università di New York. Tra le sue numerose raccolte, alcune sono diventate poemi animati: (in assaggio anche su YouTube). In Italia finora era uscito soltanto «A vela, in solitaria, intorno alla stanza» (Medusa)
ANTONIO D'ORRICO
Pagina 42
(25 settembre 2011) - Corriere della Sera
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