giovedì 23 dicembre 2010
Paolo Nori, Bassotuba non c’è, DeriveApprodi 1999, pp.143-144
... E tu sei una persona sensibile?
Sì. Ma in modo diverso rispetto a come si intende normalmente la cosa. Che quando si dice E’ una persona sensibile, lo si dice in genere con due significati, uno positivo, uno negativo. Quello positivo, significa una persona dotata di una certa acutezza di spirito, uno che capisce le sfumature degli avvenimenti e dei comportamenti senza bisogno di parole o atti inequivocabili. Quello negativo indica una persona debole, incapace di affrontare i problemi che nascono dai rapporti interpersonali.
E tu, invece?
Io, un’altra cosa. Si dice, di uno che ha molto viaggiato o molto studiato, che ha la mente aperta. Ecco, una persona sensibile, secondo me, è una persona che ha il sentimento aperto, che ha una forte reazione sentimentale a quello che gli succede intorno. Questa persona, se vuole vivere in una società, deve imparare prima di tutto a essere flessibile. Perché quando il sentimento è aperto, poi entra di tutto.
Allora, tenere tutto dentro, non si può. Che come ci sono dei pensieri talmente ossessivi che restano nella tua testa ti possono fare impazzire, così ci sono dei sentimenti talmente strazianti che se li tieni dentro ti si apre la pancia. Allora, se sei flessibile, la tua pancia diventa una specie di magazzino, dal quale entrano ed escono continuamente dei sentimenti.
E allora?
Allora quando entra un sentimento, nella tua pancia, ti cambia. E quando esce un sentimento, dalla tua pancia, ti cambia. E sei stato in Russia, che la Russia alcune cose te le insegna, se sei stato in Russia sei tornato indietro con un’idea dell’esteriorità diversa, rispetto a quando c’eri stato. Tu torni indietro che non ti importa di nascondere niente, esteriormente. Se tu vai in Russia, vestirti bene non ha più importanza. Sarà la vodka, saranno i cavoli, non lo so, so che succede così. Allora per quello poi la gente si accorge che cambi, perché cambi sempre e non vuoi dimostrare che non sei cambiato...
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