BONIFICO
Quando arriva, ti senti più buono.
CONTR. Malefico, quello che non arriva mai.
domenica 30 dicembre 2018
domenica 23 dicembre 2018
Da soli
"Da soli non si va da nessuna parte". Mah. Io, per esempio, da solo vado a piedi in ufficio, poi torno a casa. Vado a far la spesa, faccio due passi, prendo un caffè al bar, sempre da solo. Cucino, da solo. Mangio, da solo. Bevo, da solo. Fumo, da solo. Dipingo, da solo. Leggo, da solo. Parlo, da solo. Scrivo, da solo. Vado al bagno, da solo. Faccio sesso, da solo. Vado a dormire, da solo. Non è poi così malaccio, alla fine. Ma poi, dove bisogna arrivare, che a me non piace neanche viaggiare?
venerdì 14 dicembre 2018
NUOVO TRAMUTOLARIO
AMPOLLOSO
Stile di uno scrittore che tratta i suoi lettori come polli.
Stile di uno scrittore che tratta i suoi lettori come polli.
lunedì 10 dicembre 2018
Una domanda retorica
Il mio primo cellulare, un Mitsubishi, me lo passò mio fratello, era color verde petrolio e grande quasi come un telecomando. Ho sempre pensato che Mitsubishi, più che una marca, fosse una domanda, e per di più, retorica.
lunedì 3 dicembre 2018
martedì 27 novembre 2018
Ogni volta
Ogni volta
che il portiere
Ponziponzipò
fa una bella parata
il telecronista dice:
paraponziponzipò.
che il portiere
Ponziponzipò
fa una bella parata
il telecronista dice:
paraponziponzipò.
domenica 18 novembre 2018
Domanda mimetica
L'espressione:
"come da copione"
può generare emulazione?
"come da copione"
può generare emulazione?
Domanda noir
I manifesti funebri
si affliggono ai muri?
si affliggono ai muri?
Ultimo stadio
Dalle curve
i tifosi più facinorosi
lanciano mortaretti
ultrasvioletti.
i tifosi più facinorosi
lanciano mortaretti
ultrasvioletti.
domenica 11 novembre 2018
Autografi apocrifi
Diciott'anni fa, venne Paolo Nori a Potenza. L'amico che l'aveva invitato, per far bella figura, mi chiese di prestargli "Bassotuba non c'è" e se lo fece autografare. Poi me lo restituì. Ora sulla mia copia c'ho la dedica,
A Michele.
A Michele.
sabato 3 novembre 2018
dal Nuovo Tramutolario
mercoledì 17 ottobre 2018
Trasgressivo
Nella mia vita
son stato trasgressivo.
Cioè, monogamo
fedele e recidivo.
Le linee e le curve
Un Guardalinee
dopo mille partite
di una Curvy s'innamorò
e in fuori gioco se ne andò.
dopo mille partite
di una Curvy s'innamorò
e in fuori gioco se ne andò.
Piaceri solitari
Gli piaceva
bere da solo.
In separata sete.
bere da solo.
In separata sete.
domenica 30 settembre 2018
sabato 22 settembre 2018
venerdì 21 settembre 2018
Non conoscersi
Quelli che mi vogliono conoscere
perché mi hanno letto
secondo me
non mi hanno letto bene.
perché mi hanno letto
secondo me
non mi hanno letto bene.
Amore non corrisposto
Il mio scrittore preferito
dev'essere stitico
oppure è un derviscio.
Infatti non mi caca
manco di striscio.
domenica 9 settembre 2018
venerdì 7 settembre 2018
lunedì 3 settembre 2018
Su le mani
*
Nei concerti, quando il cantante dice alla folla dei fan, Su le mani, e quelli all’unisono ubbidiscono, felici di farsi dare ordini, a me, puntualmente, mi girano i coglioni.
Nei concerti, quando il cantante dice alla folla dei fan, Su le mani, e quelli all’unisono ubbidiscono, felici di farsi dare ordini, a me, puntualmente, mi girano i coglioni.
domenica 2 settembre 2018
mercoledì 29 agosto 2018
venerdì 24 agosto 2018
Preferisco
Alle gocce di psicofarmaci
preferisco i bicchieri di vino.
Danno più soddisfazione.
preferisco i bicchieri di vino.
Danno più soddisfazione.
mercoledì 22 agosto 2018
Domande impossibili
Ma la sciarpa fatta ai ferri
non si brucia?
(da Drink, Calebasse 2018, a giorni su Amazon)
non si brucia?
(da Drink, Calebasse 2018, a giorni su Amazon)
sabato 4 agosto 2018
venerdì 3 agosto 2018
martedì 31 luglio 2018
L'estate sta finendo, acrilico e cannucce su tela 100x100, 2017
lunedì 30 luglio 2018
Permanente
Abito in una pinacoteca
dove c'è una personale
permanente.
La mia.
dove c'è una personale
permanente.
La mia.
Perché scrivi?
Scrivo
perché le cose importanti
si dicono agli estranei.
perché le cose importanti
si dicono agli estranei.
sabato 28 luglio 2018
sabato 21 luglio 2018
Tempestività
Arrivo di corsa all'ufficio perché sto facendo tardi e, davanti all'entrata, mi viene incontro un cliente col ditino alzato.
"Posso farti una domanda?" Mi dice.
"No", gli rispondo.
domenica 25 febbraio 2018
Consolazioni
Consolazioni di un sordo.
Avere ottantanni e non sentirli.
Avere ottantanni e non sentirli.
sabato 27 gennaio 2018
Neologismi
EROTOMANE TIMIDO
Più che davanti alle quarte, preferiva stare sempre dietro le quinte.
Più che davanti alle quarte, preferiva stare sempre dietro le quinte.
sabato 13 gennaio 2018
venerdì 12 gennaio 2018
Rivoluzioni
In cinquant'anni, nei rapporti sessuali, siamo passati dalla liberazione alla liberatoria.
domenica 7 gennaio 2018
Lampadina nera. Una recensione di Giovanna Menegus
Giancarlo TRAMUTOLI. Lampadina nera. Nota di lettura di Giovanna Menegus
Pubblicato su gennaio 5, 2018 da Giovanni Nuscis
Giancarlo Tramutoli, Lampadine (Ermes, 1998)
Giancarlo Tramutoli, potentino, classe 1956, si presenta come «produttore di lampadine», ovvero di «piccole illuminazioni, calembour, aforismi, epigrammi, poesie ludiche». Sebastiano Vassalli lo definì «uno dei rari poeti giocosi che ci siano oggi in Italia: paese, come tutti sanno, con la più alta concentrazione di poeti seri e seriosi del mondo e, forse, dell’universo».
Questo post per “La poesia e lo spirito” nasce proprio da un suo calembour – «Esistono i lettori astemi. / Non tollerano i libri spiritosi» – e dalla per me conseguente domanda: lo spirito è (anche) spiritoso? Domanda retorica, certo. Sì, lo spirito – nella più ampia accezione che si possa dare al termine, minuscolo o maiuscolo – è anche spiritoso. E tanto più ha bisogno di esserlo quanto più è circondato da quella seriosità coatta e stanca, istituzionale, che sempre gli è nemica e lo soffoca, ci soffoca. Tramutoli porta dunque avanti e vivifica in versi, prosa e colore-materia – è anche notevole pittore, fra Chagall e Basquiat diciamo – la salutare linea del “lasciatemi divertire” di Palazzeschi, della decostruzione verbale-semantica di Toti Scialoja, Gianni Rodari, Totò, e del paradosso comico, il sistematico capovolgimento delle strutture, linguistiche e gerarchiche, la maledizione («Maledico questa vita / avendo una pessima pronuncia / sono un afasico di provincia»), che in Italia risale almeno a Cecco Angiolieri… Per farlo, indossa i panni e la maschera del guastatore in servizio permanente, il bastian contrario, il misantropo (“Confessioni di un misantropo” è il titolo di una sua futura opera «in lavorazione, lentissima»), il malmostoso («Certi giorni / mi rivolgo a me stesso / chiamandomi / Sua Malmostosità»). Vicino alla posizione e al tono di Attilio Lolini – non a caso autore della prefazione a una sua raccolta (“Versi pure, grazie”, Manni, 2006) – afferma: «Trovo illeggibile gran parte della poesia contemporanea, noiosa e sussiegosa. Se la poesia è questa solita, prevedibile accademia, insomma, l’implacabile poesia dei professori, beh, posso tranquillamente dichiarare che io la poesia la odio. Che il genere è degenerato. Che per restituirle un po’ di vitalità, occorre sporcarla col linguaggio quotidiano, contaminarla con quello che ogni giorno vediamo, ascoltiamo, diciamo. Che serve sempre più invenzione, gioco, feroce autoironia». E se nei momenti di stanca di una produzione molto vasta ed estemporanea, affidata all’improvvisazione e alle occasioni più varie, il gioco tende a scadere in trivialità gratuita, freddura da cabaret o battuta da bar, l’autore non si preoccupa troppo: è il rischio che è ben disposto a pagare a una retorica bassa. Pare dirci: molto meglio scivolare così, gaglioffi e grevi, che scivolare a vuoto verso l’alto in finti voli pindarici e pretese nuvole di poetichese.
“Lampadine” è già il titolo di una sua raccolta del 1998, pubblicata dall’editore Ermes. Nel 2015 è uscito invece presso l’editore potentino Calebasse il corposo “Oggi è una bellissima giornata: piove a dirotto. Poesie 1982-2015”. Autore anche di tre romanzi, dal 2010 Tramutoli conduce un fluviale blog (giancarlotramutoli.blogspot.com/), in cui, per esempio, sotto la data 14 ottobre 2016 si può leggere la “lampadina” relativa a lettori astemi e libri spiritosi.
E al 9 ottobre dello stesso anno questa: «Empatie / Ai pittori, piacciono i miei libri. / Agli scrittori, i miei quadri».
Solo dopo aver deciso il titolo di questo post (Le lampadine…) e averlo in parte scritto, ho cercato fra le opere grafiche di Tramutoli un’immagine adatta ad accompagnare il testo. L’ho scelta senza minimamente pensare che il soggetto – il grande volto al centro di un campo di forze azzurro – potesse essere (anche) una lampadina, e senza conoscerne il titolo: “Lampadina nera”. Il caso mi pare non casuale: un felice segno di coerenza e necessità formale da parte dell’autore, che esprima il proprio mondo con le parole o con i colori.
Pubblicato su gennaio 5, 2018 da Giovanni Nuscis
Giancarlo Tramutoli, Lampadine (Ermes, 1998)
Giancarlo Tramutoli, potentino, classe 1956, si presenta come «produttore di lampadine», ovvero di «piccole illuminazioni, calembour, aforismi, epigrammi, poesie ludiche». Sebastiano Vassalli lo definì «uno dei rari poeti giocosi che ci siano oggi in Italia: paese, come tutti sanno, con la più alta concentrazione di poeti seri e seriosi del mondo e, forse, dell’universo».
Questo post per “La poesia e lo spirito” nasce proprio da un suo calembour – «Esistono i lettori astemi. / Non tollerano i libri spiritosi» – e dalla per me conseguente domanda: lo spirito è (anche) spiritoso? Domanda retorica, certo. Sì, lo spirito – nella più ampia accezione che si possa dare al termine, minuscolo o maiuscolo – è anche spiritoso. E tanto più ha bisogno di esserlo quanto più è circondato da quella seriosità coatta e stanca, istituzionale, che sempre gli è nemica e lo soffoca, ci soffoca. Tramutoli porta dunque avanti e vivifica in versi, prosa e colore-materia – è anche notevole pittore, fra Chagall e Basquiat diciamo – la salutare linea del “lasciatemi divertire” di Palazzeschi, della decostruzione verbale-semantica di Toti Scialoja, Gianni Rodari, Totò, e del paradosso comico, il sistematico capovolgimento delle strutture, linguistiche e gerarchiche, la maledizione («Maledico questa vita / avendo una pessima pronuncia / sono un afasico di provincia»), che in Italia risale almeno a Cecco Angiolieri… Per farlo, indossa i panni e la maschera del guastatore in servizio permanente, il bastian contrario, il misantropo (“Confessioni di un misantropo” è il titolo di una sua futura opera «in lavorazione, lentissima»), il malmostoso («Certi giorni / mi rivolgo a me stesso / chiamandomi / Sua Malmostosità»). Vicino alla posizione e al tono di Attilio Lolini – non a caso autore della prefazione a una sua raccolta (“Versi pure, grazie”, Manni, 2006) – afferma: «Trovo illeggibile gran parte della poesia contemporanea, noiosa e sussiegosa. Se la poesia è questa solita, prevedibile accademia, insomma, l’implacabile poesia dei professori, beh, posso tranquillamente dichiarare che io la poesia la odio. Che il genere è degenerato. Che per restituirle un po’ di vitalità, occorre sporcarla col linguaggio quotidiano, contaminarla con quello che ogni giorno vediamo, ascoltiamo, diciamo. Che serve sempre più invenzione, gioco, feroce autoironia». E se nei momenti di stanca di una produzione molto vasta ed estemporanea, affidata all’improvvisazione e alle occasioni più varie, il gioco tende a scadere in trivialità gratuita, freddura da cabaret o battuta da bar, l’autore non si preoccupa troppo: è il rischio che è ben disposto a pagare a una retorica bassa. Pare dirci: molto meglio scivolare così, gaglioffi e grevi, che scivolare a vuoto verso l’alto in finti voli pindarici e pretese nuvole di poetichese.
“Lampadine” è già il titolo di una sua raccolta del 1998, pubblicata dall’editore Ermes. Nel 2015 è uscito invece presso l’editore potentino Calebasse il corposo “Oggi è una bellissima giornata: piove a dirotto. Poesie 1982-2015”. Autore anche di tre romanzi, dal 2010 Tramutoli conduce un fluviale blog (giancarlotramutoli.blogspot.com/), in cui, per esempio, sotto la data 14 ottobre 2016 si può leggere la “lampadina” relativa a lettori astemi e libri spiritosi.
E al 9 ottobre dello stesso anno questa: «Empatie / Ai pittori, piacciono i miei libri. / Agli scrittori, i miei quadri».
Solo dopo aver deciso il titolo di questo post (Le lampadine…) e averlo in parte scritto, ho cercato fra le opere grafiche di Tramutoli un’immagine adatta ad accompagnare il testo. L’ho scelta senza minimamente pensare che il soggetto – il grande volto al centro di un campo di forze azzurro – potesse essere (anche) una lampadina, e senza conoscerne il titolo: “Lampadina nera”. Il caso mi pare non casuale: un felice segno di coerenza e necessità formale da parte dell’autore, che esprima il proprio mondo con le parole o con i colori.
Tempo libero
A volte è bello
non capirsi al volo.
Si risparmia un sacco di tempo.
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